Home Economia L’economia abruzzese in salute ? Ecco cosa è successo negli ultimi quattro anni 

L’economia abruzzese in salute ? Ecco cosa è successo negli ultimi quattro anni 

Scritto da redazione

Nai giorni 22 e 23 settembre 2023, si è tenuta all’Aurum di Pescara la terza edizione di “Abruzzo Economy Summit” sullo stato dell’economia abruzzese. Hanno partecipato i più importanti rappresentanti della Regione Abruzzo e si è offerta l’opportunità di incontri, relazioni e confronti fra tutti gli attori del territorio: imprese, banche, professionisti, associazioni, istituzioni. Lo stato dell’arte dell’economia abruzzese è stato riassunto affermando che abbiamo un Abruzzo economicamente in buona salute e in ripresa, che può essere un modello per le regioni adriatiche.  Ma è proprio questa la fotografia della realtà della nostra regione? A giudicare dall’ultimo report diffuso in queste ore dall’ecnomista sulmonese il prof. Aldo Ronci la realtà appare diversa e piuttosto preoccupante. Anche perché il clima elettorale di questo periodo poptrebbe portare comodamente  a deviare l’attenzione sulla condizione della nostra regione

Sulmona,28 settembre- Negli ultimi quattro anni ( 2018-2022)  cos’è successo nel sistema produttivo abruzzese?La popolazione abruzzese è diminuita di 30.785 abitanti. Gli abitanti persi sono pari a quelli di 2 città come Sulmona e Pratola Peligna.In valori percentuali la flessione del 2,37% della popolazione abruzzese è stata del 50% più alta della decrescita italiana che ha registrato un decremento dell’1,61%. Tale variazione pone l’Abruzzo al 13° posto della graduatoria nazionale. Le imprese  In Abruzzo hanno registrato un decremento di 474 unità.In valori percentuali le imprese registrano un decremento dello 0,37% quasi lo stesso dello 0,42% italiano che colloca l’Abruzzo all’11° posto della graduatoria nazionale. Le imprese artigiane subiscono una flessione di 1.880 unità.
La flessione percentuale delle imprese artigiane è stata pari a 6,29%, pari al più del doppio del dato italiano che ha registrato un decremento del 2,65%.Il risultato è preoccupante in quanto posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale. La fotografia della situazione abruzzese emerge dall’ultimo rapporto dell’economista sulmonese il prof. Aldo Ronci


L’export registra un incremento di appena 97 milioni di euro.In valori percentuali l’export abruzzese ha registrato un incremento 1,1%, dato molto modesto e di gran lunga inferiore al 34,3% nazionale che posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale delle regioni italiane.Gli occupati(espressi in valori medi annuali) segnano una flessione di 16 mila unità. In valori percentuali la flessione si è attestata 3.5% dato di intensità pari a 6 volte quella nazionale che è stata dello 0,5%.Tale flessione posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale.I disoccupati (espressi in valori medi annuali) subiscono una flessione di 10 mila unità. 

In valori percentuali la flessione si è attestatal 16,7% dato di intensità superiore a quella nazionale che è stata del 26,4%.Tale flessione posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale.

Il prof. Aldo Ronci


Il PIL nel 2022 In Abruzzo segna un incremento dell1%, valore di gran lunga inferiore alla crescita italiana che è stata del 3,7% e che fa diventare l’Abruzzo il fanalino di coda delle regioni italiane 

I dati esposti evidenziano che, tra i sette indici analizzati, in nessuno di essi l’Abruzzo è riuscito a piazzarsi tra i i primi dieci posti della graduatoria nazionale ma anzi in cinque di essi si è posizionato negli ultimi posti (dall’ultimo al terzultimo). Definire un Abruzzo economicamente in buona salute, che può essere un modello per le regioni adriatiche è quantomeno azzardato dato che bisogna, invece, ammettere che il sistema produttivo abruzzese versa in uno stato di oggettiva difficoltà. 

Che fare allora ? Se l’Abruzzo vuole marciare,almeno agli stessi ritmi dei valori medi italiani, spiega Aldo Ronci, deve cambiare passoI numerosi provvedimenti e le notevoli risorse messe in campo finora dalla Regione Abruzzo non hanno dato i risultati sperati.

Per poter avviare un processo di crescita apprezzabile bisogna focalizzare l’attenzione e le energie su due priorità fondamentali:  le peculiarità dei territori che compongono la regione;   l’esigenza primaria del sistema produttivo regionale.  L’Abruzzo si suddivide:   in una zona occidentale montagnosa delimitata da una serie pressoché continua di montagne che costituiscono la parte più elevata di tutto l’Appennino;  in una zona orientale, collinare, incisa da numerosi solchi fluviali e  digradante verso il Mare Adriatico.
All’interno di queste due zone si trovano territori con caratteristiche socio‐ economiche di gran lunga diverse tra di loro e i divari non esistono più soltanto tra le Aree Interne Montane da una parte e le Aree Costiere e Collinari dall’altra ma i divari si vanno producendo anche all’interno sia delle Aree Interne Montane che delle Aree Costiere e Collinari. Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese. 

Le Aree urbane funzionali (FUA) per uno sviluppo equilibrato ed armonico dell’intero territorio regionale abruzzese.
La realizzazione dell’Agenda Urbana Abruzzese, secondo uno studio coordinato dal Prof. Roberto Mascarucci del Dipartimento di Architettura dell’Università “G. D’Annunzio”, prevede la suddivisione del territorio regionale in 7 Aree Urbane Funzionali che fanno riferimento alle Città Medie di Pescara‐Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
Le 7 Aree Urbane Funzionali rappresentano la struttura policentrica che caratterizza il territorio abruzzese ed è frutto di uno studio riportato in 3 volumi nei quali si dimostra in maniera inoppugnabile che la ripartizione ottimale del territorio abruzzese è proprio quella delle 7 Aree. 

Il sistema produttivo abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà e tale difficoltà è da imputare soprattutto al fatto che esso è composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione. Pertanto, la Regione deve destinare risorse che realizzino il miglioramento della competitività. 

Per conseguire l’obiettivo dell’innovazione delle imprese abruzzesi, che hanno bisogno di aiuto per superare i limiti all’interno dei quali sono storicamente costrette, si può istituire un Centro Regionale per l’Innovazione che abbia il compito di:   proporre nuovi prodotti o nuovi processi produttivi; fornire gli strumenti conoscitivi necessari ; favorire la comunicazione tra imprese; introdurre la condivisione della conoscenza,   assicurare sostegno nella definizione di obiettivi realistici e strategie praticabili.  

Ma nel 1 semestre 2023  ci sono segnali incoraggianti ?

 Nel I semestre 2023, aggiunge Ronci, l’economia abruzzese non è andata meglio ad eccezione che nell’export dove ha conseguito un apprezzabile incremento posizionandosi al 4° posto della graduatoria nazionale; ma è opportuno non farsi eccessive illusioni in quanto l’influenza sul sistema economico di questo comparto è lieve dato che il volume dell’export per ogni impresa è la metà di quello italiano e il volume dell’export per ogni impresa dei prodotti diversi da quelli di trasporto è un terzo di quello nazionale. Negli altri comparti La popolazione diminuisce di 2.559 abitanti con un intensità doppia rispetto a quella italiana.
Le imprese segnano un incremento di sole 47 imprese con un incremento percentuale di un modestissimo 0,03% a fronte dello 0,35% italiano che posiziona l’Abruzzo al 14° posto.
Le imprese artigiane flettono di 126 unità con un decremento dello 0,45% in controtendenza con l’incremento italiano dello 0,18%, che pone l’Abruzzo al penultimo posto.
Gli occupati subiscono una flessione di 2 mila unità, che In valore percentuale è stata dello 0,4%, dato in controtendenza rispetto all’incremento nazionale dell’1,6% e che posiziona l’Abruzzo al quartultimo posto della graduatoria nazionale.
I disoccupati registrano un incremento di 5 mila unità pari all’11%, dato in controtendenza rispetto a quello nazionale che ha segnato una diminuzione del 4,9% e che posiziona l ‘Abruzzo al quintultimo posto della graduatoria nazionale. 

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