Home Prima Pagina Declino industriale, demografico e tensioni sul mercato del lavoro. Se ne parlerà oggi in Consiglio regionale. Forse.

Declino industriale, demografico e tensioni sul mercato del lavoro. Se ne parlerà oggi in Consiglio regionale. Forse.

Scritto da redazione

Approda oggi all’esame dell’Assemblea, grazie ad una interpellanza del Consigliere Taglieri, un argomento di grande attualità che investe la nostra regione e che finora non ha trovato grande attenzione da parte della politica distratta da chiacchiere inutili e polemiche sciocche. Eppure il problema dello spopolamento è divenuto una vera e propria emergenza che non può essere più ignorata. Lo stesso discorso vale anche per il lavoro  che non c’è e la fuga di tanti giovani.

Sulmona,30 maggio– Al centro dei lavori del Consiglio regionale di oggi compare una interrogazione a firma del Capogruppo del M5S, Francesco Taglieri, di straordinaria importanza per la nostra regione perché spinge l’Assemblea regionale ad affrontare un argomento di estrema delicatezza ma soprattutto spinge l’intero Consiglio regionale a prendere coscienza del problema e a individuare le prime soluzioni.

 L’interpellanza, per la verità molto documentata ( caso abbastanza raro) è incentrata su un tema preciso: “  Declino industriale e demografico e tensioni sul mercato del lavoro in Abruzzo. Taglieri”  dopo aver ricordato l’articolo 7 dello statuto di Regione Abruzzo, al comma 5 specifica che: “La Regione tutela la dignità e la sicurezza del lavoro in tutte le sue forme e contribuisce alla realizzazione della piena occupazione, anche attraverso la formazione e l’innovazione economica e sociale” richiama un articolo pubblicato  dal   Il quotidiano “Il Messaggero”, nella edizione di mercoledì 3 maggio, a pagina 35 riporta che: “L’Abruzzo registra ancora un record negativo, posizionandosi all’ultimo posto della classifica nazionale con una perdita di diecimila occupati tra il quarto trimestre del 2021 e il quarto trimestre del 2022, con una flessione del 2%” aggiungendo che “negli ultimi 20 anni l’andamento demografico della regione ha subito una decrescita doppia rispetto al trend nazionale, pari al 4,23% dal 2013 al 2021” e che “non meno allarmante è il dato che si evince dalla dinamica delle imprese, export e produttività” 

Il Consigliere Francesco Taglieri

 Nello stesso articolo, spiega ancora Taglieri, viene indicata come possibile causa la carenza di profili professionali adeguatamente formati rispetto alle esigenze del mercato del lavoro, citando una indagine confesercenti/swg la quale rileverebbe che “il 36% delle aziende abruzzesi ha difficoltà a trovare lavoratori e si appresta a tagliare servizi riducendo la marginalità della propria azienda” e che “a rendere difficile il reperimento di addetti è soprattutto il mismatch, ovvero il disallineamento tra domanda e offerta”.

 Dopo aver osservato che in base ad uno studio pubblicato dall’economista Aldo Ronci “negli ultimi 20 anni (tra il 2000 e il 2020) il Valore Aggiunto complessivo dell’Abruzzo flette del 9,6% risultato di gran lunga peggiore al decremento del 2,8% Italiano, la flessione è pari al triplo di quella italiana e assegna all’Abruzzo uno spread negativo di ben 6,8 punti”, inoltre “Le variazioni del Valore Aggiunto dell’Abruzzo negli ultimi 20anni, rispetto ai valori medi nazionali sono peggiori in tutti i settori economici: nella Agricoltura con ‐16,6% contro il ‐10,9% dell’intero paese, nell’Industria con ‐18,5% contro il ‐13,6%, nelle Costruzioni con un ‐43,9% rispetto al ‐22,5% e nei Servizi con ‐1,8% contro un +3,0%” e ” il totale delle variazioni percentuali mostra come lo spread tra l’Abruzzo e l’Italia ha raggiunto quota 6,8 punti percentuali ed è allarmante il trend che mostra come esso tenda ad aumentare” 

  Sempre dai dati desunti nello stesso studio, basati sulle pubblicazioni di Istat e Camere di Commercio, negli anni 2021 e 2022 il divario con il resto del paese si è ulteriormente aggravato, portando l’Abruzzo al 12mo posto per andamento demografico, con una decrescita maggiore del 60% rispetto alla media, al 15mo posto per il saldo tra aperture e chiusure delle imprese, con la provincia di Chieti agli ultimi posti in Italia, al terzultimo posto per il valore delle esportazioni che in Abruzzo crescono 10 volte meno della media del paese (2% contro il 20%) e al penultimo posto tra le regioni italiane per occupazione.; 

Negli ultimi 2 anni l’export abruzzese ha registrato una crescita modesta di appena il 7,9% che è pari ad 1/7 di quella nazionale che è stata del 43%, che fa segnare all’Abruzzo uno spread negativo di ben 35,1 punti percentuali rispetto alla media del paese.

– nella maggior parte dei casi, i dipendenti licenziati dalle aziende trovano enormi difficoltà nel ricollocarsi, pur essendo estremamente qualificati e preparati, con un know how di rilievo; 

il prof. Aldo Ronci

 in questa situazione di crisi generalizzata (sanitaria, sociale ed economica), le istituzioni tutte hanno il dovere di utilizzare ogni risorsa e strumento possibile per facilitare l’occupazione e la tutela del tessuto economico-sociale locale; 

– guardando i dati sulle dismissioni, sui fallimenti e sulle chiusure delle attività economiche e produttive in Abruzzo, sembrerebbe che le strategie di tutela delle aziende e soprattutto dei lavoratori messe in campo dalla Regione non risultino essere né adeguate né efficaci

Da qui allora la necessità di rivolgere questa Interpellanza al Presidente della Giunta Regionale e/o il Componente la Giunta Regionale preposto assessore Pietro Quaresimale per chiedere: 

a)-Quali misure intende adottare la regione Abruzzo per sanare le criticità evidenziate ed in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei posti di lavoro e il sostegno alle imprese;? In che tempi? Con che modalità? 

b)-Quali strumenti normativi ed economici, intende mettere in campo per tutelare le maestranze locali e l’occupazione dei lavoratori, scongiurando ulteriori chiusure o fallimenti anche confrontandosi con il Governo centrale e con gli Enti locali interessati 

c)-Come prevede di gestire una efficiente ricognizione delle figure professionali licenziate dalle aziende e aiutarle a ricollocarsi, attivandosi per fare da ponte tra i disoccupati e le tante aziende che cercano manodopera; 

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