Home Politica ( dibattito)- A proposito di Aree Interne: i ritardi ed i torti subiti dal territorio

( dibattito)- A proposito di Aree Interne: i ritardi ed i torti subiti dal territorio

Scritto da redazione

Il convegno promosso per domani pomeriggio al Cinema Pacifico do Sulmona è già un successo per gli organizzzatori perché dopo anni di silenzio e vuoto politico in città  all’improvvisio il dibattito è tornato ad infiammarsi talvolta a ragione in altre occasionioin maniera completamente sbagliata. Sono diversi i contributi che in queste ultime ore sono arrivati alla nostra redazione e per quanto possibile cerchiamo di accoglierle  tutie almeno   quelli piu’ utili e pertinenti alla causa, lasciando ai prpoonenti la resppnsabilità politica e culturale delle proprie riflessioni. Scrive il Movimento per la Difesa del Centro Abruzzo

Sulmona,5 maggio-  Poiché è stata convocata a Sulmona il 6 maggio p. v. una conferenza sulle “Aree interne” (che vede tra i relatori alcuni decisori politici regionali del recente passato) si ritiene opportuno , moralmente e politicamente doveroso, richiamare alla memoria determinate decisioni assunte dalla Regione Abruzzo , con la responsabilità dei politici, nella presente circostanza relatori, che hanno escluso il territorio peligno dalla configurazione di ‘Macro Area’ e che hanno declassificato il presidio ospedaliero sulmonese. Il 17 Ottobre 2014 Il Presidente D’Alfonso pose l’attenzione allo sviluppo delle Aree Interne con l’obiettivo del rilancio dell’Abruzzo e a tale proposito prospettò, nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne, l’individuazione di 4 Macro Aree: Gran Sasso‐Valle Subequana, Basso Sangro –Trigno, Val Fino‐Vestina e Valle Roveto‐Valle del Giovenco. In data 26 novembre 2014 i Sindaci della Valle Peligna e della Valle del Sagittario (compresi i sindaci di Anversa e Cocullo), con apposita istanza, chiesero alla Regione Abruzzo che, alle quattro Macro Aree individuate, si aggiungesse la Macro Area Valle Peligna‐Valle del Sagittario in quanto possedeva e possiede i requisiti, dalla stessa Regione predefiniti, per l’individuazione di tali Macro Aree. La Giunta Regionale, senza tener conto della richiesta dei 16 Sindaci, con delibera n. 290 del 14 Aprile 2015, istituisce le 4 Macro Aree così come proposto dal Presidente D’Alfonso non includendo la Macro Area Valle Peligna‐Valle del Sagittario. Con Delibera n. 613 del 26 settembre 2016 la Giunta Regionale, su “impulso e proposta” dell’Assessore Gerosolimo, ha istituito la V Macro Area Interna “Alto Aterno‐Gran Sasso della Laga” trascurando la richiesta di inserimento della Macro Area “Valle Peligna‐Valle  con il supporto,nell’estate del 2015 della raccolta di  2 mila firme. 

È doveroso sottolineare che l’allora Assessore Gerosolimo nel Convegno “Centro Abruzzo 2020” tenutosi a Popoli il 5.12.15 sostenne che non poteva essere istituita la Macro Area “Valle Peligna‐Valle del Sagittario” poiché essa comprendeva alcuni comuni che lo SNAI definiva di “cintura” (comuni che distano a meno di 20 minuti dal Polo di Attrazione). Lo stesso Assessore che, su sua proposta, ha fatto istituire la Macro Area “Alto Aterno‐Gran Sasso della Laga” che al suo interno ha ben 4 Comuni definiti di “cintura” (Campli, Colledara, Montorio al Vomano e Torricella Sicura). 

Vale la pena sottolineare che il mancato inserimento della Valle Peligna e della Valle del Sagittario comporta la non assegnazione di risorse (circa 8 milioni di euro) che sarebbero servite: per la tutela del territorio e delle comunità locali; per la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e turistiche;misure necessarie per bloccare lo spopolamento e per innescare processi di sviluppo. Tale esclusione avviene nonostante che la Macro Area Valle Peligna‐Valle del Sagittario, sulla base dei dati demografici, orografici, geomorfologici ed ambientali, sia una della più svantaggiate della Regione e quindi possiede i requisiti per essere inclusa tra le Macro Aree. 

Il Piano di riqualificazione del Sistema Sanitario  Abruzzese (approvato con Delibera n.55 del 10 Giugno 2016 del Commissario ad Acta LUCIANO D’ALFONSO) Declassa l’Ospedale di Sulmona da Ospedale DEA di I livello a Presidio Ospedaliero di base che ha diritto ad avere la presenza delle sole seguenti specialità: Pronto soccorso, Anestesia,Medicina, Chirurgia Ortopedia. Il Piano di riorganzzazione della rete Ospedaliera (approvato con Delibera n.79 del 21 Luglio 2016 del Commissario ad Acta LUCIANO D’ALFONSO)  Fa perdere 5 Uoc(Neurologia;Ostetricia e Ginecologia Urologia;Radiologia;Direzione Sanitaria La gravità di questo provvedimento sta nel fatto che figure professionalmente valide difficilmente accetteranno incarichi per diventare Responsabili di UOSD per motivi economici e professionali e quindi, venendo a mancare i responsabili e affidando incarichi a figure di secondo piano , si determineranno le condizioni per l’ulteriore ridimensionamento di queste Unità Operative. 

perché da UOSD diventa Servizio  (Ematologia;Malattie endocrine;Nefrologia;Allergologia;Diagnostica vascolare e Angiologia Terapia fisica ). Fa perdere 11 posti letto che da 166 della dotazione attuale diventano 155 (bisogna considerare anche che 15 posti letto di lungodegenza, tuttora in dotazione al SS. Annunziata, sono inattivi). che diventa UOS che diventa UOSD che diventa UOSD che diventa UOSD che diventa UOSD  Fa scomparire Medicina nucleare  Fa perder 6 Servizi A tutto ciò si deve aggiungere che Il Centro Abruzzo oltre al declassamento dell’Ospedale di Sulmona, vede anche il depotenziamento l’Ospedale di Castel di Sangro. 

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Per le Aree Interne Montane in via di spopolamento, la disponibilità dei servizi essenziali (scolastici, sanitari e dei trasporti) contribuisce ad aumentare il benessere dei residenti e costituisce la pre‐condizione per l’innesco dello sviluppo locale in quanto garantisce il permanere della popolazione e incrementa l’attrattività dei territori.Il declassamento e il depotenziamento dell’Ospedale di Sulmona, descritti prima: costituiranno un ostacolo per qualsiasi strategia locale di sviluppo perché renderanno incerte e insoddisfacenti le prospettive di vita degli individui che risiedono o vorranno venire a risiedere in questi territori;  comporteranno, per i residenti nel Centro Abruzzo, un peggioramento della qualità della vita e li costringerà a spostamenti lunghi, defaticanti e costosi verso l’Ospedale dell’Aquila; determineranno un progressivo ulteriore spopolamento e una crescente emarginazione del Centro Abruzzo. Lo svuotamento dell’ospedale di Sulmona dipende dal fatto che il decreto Lorenzin prevede per i presidi ospedalieri di I livello un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti. Ci troviamo di fronte a un tipico taglio lineare che la stessa Lorenzin ha ripetutamente dichiarato di non voler applicare. Viene spontaneo chiedersi come mai nessuno ha riflettuto al fatto che un bacino di utenza non può essere lo stesso nei territori della Pianura Padana o del Tavoliere delle Puglie e nei territori che si trovano sulla Dorsale Appenninica caratterizzati da piccoli comuni in via di spopolamento, in zone montagnose e con bassa densità abitativa. Si pensi alla Provincia dell’Aquila che ha il suo territorio tutto in zona montagnosa nella quale si trovano le tre vette più alte dell’Appennino (Gran sasso, Maiella e Monte Velino). È doveroso ricordare che i limiti previsti dal Decreto Lorenzin non son stati rispettati per la provincia di Chieti dove, nonostante che la popolazione sia inferiore ai 450.000 richiesti, sono stati comunque istituiti 3 ospedali Dea di I livello.

Movimento per la difesa del Centro Abruzzo 

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