Home Politica E sempre incandescente la vicenda Snam. Ma la linea Adriatica serve davvero?

E sempre incandescente la vicenda Snam. Ma la linea Adriatica serve davvero?

Scritto da redazione

Sulmona, 20 aprile– Il governo e la Snam, insieme a quasi tutti i mass media, per mesi hanno sostenuto che il nostro Paese, per uscire dalla dipendenza dal gas russo, aveva la necessità di realizzare la Linea Adriatica, che comprende il grande gasdotto di 430 km da Sulmona a Minerbio e la centrale di compressione di Sulmona. Noi abbiamo sempre ribadito che questa era una colossale bugia, dimostrandolo con i dati ufficiali reperibili proprio sui siti della Snam e del governo. E’ quanto sostengono  in una nota i rappresentanti  dei Comitati cittadini per l’ambiente e i rappresentanti del  Coordinamento No Hub del Gas    

Ora, dopo la pubblicazione del decreto autorizzativo dell’opera, spiegano ancora gli ambientalisti, è la stessa Snam a darci ragione. Il settimanale Milano Finanza, in data 12 aprile, ha titolato: “Snam, col gnl addio al gas russo”. Nell’articolo Elio Ruggeri, amministratore delegato di Snam Fsru (la controllata di Snam che gestisce il settore del gas naturale liquefatto) ha dichiarato che “il contributo delle due navi rigassificatrici sarà determinante per affrancarci dal gas russo”. I due rigassificatori sono quelli di Piombino e di Ravenna, che complessivamente dovrebbero fornire 10 miliardi di metri cubi di metano, la stessa quantità attribuita alla Linea Adriatica.

La nostra analisi era stata inviata all’Arera, che però non ne ha tenuto conto, approvando acriticamente le tesi governative e della multinazionale del gas. La nostra valutazione mette in evidenza che anche i due nuovi rigassificatori sono inutili perché da sud l’attuale rete dei gasdotti è in grado di fornire quantitativi di gas che, insieme a quelli della Norvegia e dei tre rigassificatori esistenti, soddisfano ampiamente le esigenze del nord Italia. Tanto più che i consumi sono in calo e lo saranno sempre di più da qui al 2030.

In realtà l’anacronistico “piano Mattei”, lanciato dal governo Meloni, punta a fare dell’Italia un hub del gas per rivendere il metano ad altri Paesi europei. E in questo disegno rientra la Linea Adriatica, insieme ad altri nuovi rigassificatori e nuovi gasdotti di importazione. Si tratta, però, di un progetto che non sta in piedi, come dimostrano diversi studi. L’ultimo in ordine di tempo è una ricerca condotta dall’Istituto statunitense per l’economia dell’energia e l’analisi finanziaria (Ieefa) secondo il quale la realizzazione in Europa di nuove infrastrutture per il gas naturale liquefatto (GNL) può superare la domanda entro la fine del decennio.

Lo studio dimostra che la capacità dei terminali del continente europeo supererà i 400 miliardi di metri cubi entro il 2030. A quella data la domanda di GNL in Europa sarà tra i 150 e i 190 miliardi di metri cubi. Dunque c’è un forte squilibrio tra domanda e offerta negli impianti di importazione, che potrebbe portare a 200-250 miliardi di metri cubi di capacità inutilizzata entro i prossimi sette anni, e cioè quelli in cui dovrebbe entrare in funzione il metanodotto Linea Adriatica.

Ciò nonostante il governo italiano continua ad andare avanti per la sua strada, esponendo il Paese al rischio di un enorme danno economico (ricordiamo che il costo della Linea Adriatica è di 2 miliardi e 400 milioni di euro e che saranno i cittadini italiani a pagarlo), alla devastazione ambientale dell’Appennino e all’accentuazione della crisi climatica come conseguenza del persistente utilizzo dei combustibili fossili.

“Per queste ragioni continueremo – conclude la nota degli ambientalisti- a contrastare fino alla fine questa folle scelta del governo, che dimostra ogni giorno di più la sua totale sudditanza agli interessi delle grandi compagnie del settore fossile”.

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