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Breve storia dell’Universitas di Sulmona

Scritto da redazione

Sulmona,17 maggio– Come sempre, la nostra città, vede in ogni periodo dell’anno la presenza di turisti i quali restano sempre affascinati dalle bellezze artistiche di Sulmona, dalla storia della città di Ovidio. Sulmona, insieme alle città di Aquila e Penne, è stata fra le pochissime ad esser stata insignita del Patriziato Civico il quale contraddistingue la separazione del ceto nobiliare, il quale governa la città per diritto ereditario, dal ceto degli Onorati del Popolo ossia le casate della borghesia nell’ambito del commercio, delle professioni, genie le quali non hanno titolo nobiliare sin a giungere al classe degli artigiani. 

Sino al XV secolo Sulmona viene governata ed amministrata da un ristretto ed oligarchico numero di cittadini; tal sistema si inizia a pensare di riformarlo. Si giunge alla costituzione promulgata da Re Ferdinando d’Aragona il 2 settembre 1472 con la quale si dispone che, la gestione di Sulmona, sia affidata ad un Consiglio e a un’Aggionta costituita da trentadue membri, esattamente sedici per parte quattro per ognuna delle sei porte della città le quali  sono Salvatoris, Manaresca, Johannis Passarum, Sancti Panfili, Johannis bonorum hominum, Filiorum amabilis, due per ciascuno dei quattro Borghi i quali sono Sancti Panfili, Sancte Marie de Tomma, Magia Porci, Pacentrano, Sancte Agate.

 La condizione per poter essere eletti consta di pagare almeno un carlino di colta. La carica dura un anno; a fine mandato si presenta una lista di quaranta cittadini, sei per ogni porta ed uno per ogni Borgo, i quali procedono a nominare Consiglio e Aggionta per l’anno successivo. Nel secolo successivo, il XVI, il duca di Termoli nell’anno 1521 procede a emanare altra costituzione la quale comporterà anche per la città di Sulmona ulteriori riforme e modifiche, sino a giungere agli Statuti di Cosenza che, dal 1565, procedono a disciplinare il nuovo funzionamento e quindi la presenza nel parlamento civico. Le cariche pubbliche da sempre riservate al ceto nobiliare. La città di Sulmona sarà coinvolta anch’essa come tutto il Regno; il ceto della borghesia inizia a rivendicare il diritto di accesso al governo dell’Universitas. 

Al fine di calmare gli animi, di giungere ad una distensione sociale, nel 1572 il Viceré Antonio Perrenoto di Crollatanza, Cardinale di Granvela, invia nella magnifica cittade de Sulmona un suo delegato il Commissario Ginnesio de Cassino il quale, conferisce ordine di stilare le liste delle casate cittadine, disponendo che siano separate fra nobili, onorati del popolo; siamo nel 1572. La vetusta e millenaria città di Sulmona può fregiarsi anche di avere lo stemma civico per concessione regia fra i più antichi che siano stati documentati e che si conoscano nei nostri giorni. Lo stemma civico di Sulmona è l’arma civica più antica per concessione reale. Lo concede il 2 settembre 1410 Re Ladislao d’Angò Durazzo. Sulmona nel corso della storia ha avuto un’indiscussa ed autorevole posizione di prestigio nel regno cui era insita. Gli Svevi considerano molto Sulmona ed elargiranno numerosi privilegi al fine di ricompensare la fedeltà che, la città, non ha mai tradito. 

Sulmona è stata capoluogo di tutto l’Abruzzo, la sede di uno dei cinque Giustizierati che esistevano nel regno, una cattedra di diritto Canonico dopo quella della città di Napoli, ed una delle sette fiere di tutto il regno; da non dimenticare la Giostra Cavalleresca dell’era antica la quale avviene due volte l’anno, nel mese di marzo e di agosto, la quale si interrompe nell’anno 1643, con l’ultima vittoria che sarà del nobile Scipione Tabassi il quale s’impone al principe Aldana.

Durante il regno di Manfredi di Svevia nel 1256 viene edificato l’acquedotto di Piazza Garibaldi, un tempo Piazza Maggiore, la realizzazione dell’acquedotto favorirà l’aumento delle attività produttive artigianali nella città. Il Catasto Angioino del 1376 consente di sapere che, nella città di Sulmona, vengono censite 1654 abitazioni private, due alberghi, sessanta edifici religiosi collocati dentro e fuori le mura della città, aventi quattro ospedali, otto monasteri. Il catasto censisce anche 130 botteghe collocate nel Sestiere di Porta Salvatoris. Porta Salvatoris è in Corso Ovidio vicino la Fontana del Vecchio in Largo degli Orefici. Sulmona ha avuto anche il privilegio di avere una Zecca; per oltre un secolo a Sulmona si conieranno monete in argento e rame, aventi tutte la sigla SMPE ossia Sulmo mihi Patria Est Sulmona è la mia patria.

Da ricordare più precisamente” Sulmo mihi patria estgelidis uberrimus undis, milia qui novies distat ab Urbe decem” “Mi è patria Sulmona, ricchissima di gelide acque, che dista nove volte dieci miglia da Roma”, frase scritta da Ovidio e contenuta nell’opera Tristia. Da ricordare anche che, la città, sarà protagonista anche nella realtà delle forze armate, con la presenza sia della caserma dell’Esercito Italiano, sia del distretto militare regionale, la cui soppressione scatenerà l’insurrezione cittadina del due e tre febbraio 1957, passata alla storia come “le due giornate di Sulmona”ed anche Jamm’mò (andiamo ora) termine prettamente dialettale locale. I virtù della legga 28 giugno 1897 n. 225 la città di Sulmona ottiene il distretto militare, il quale ha giurisdizione nei territori di Avezzano  e Sulmona; diventa operativo il 1 gennaio 1898. Nel 1823 in città è già presente il secondo Consiglio di reclutamento che ha competenza sulle tre provincie degli Abruzzi. Con la legge 17 luglio 1910 il distretto militare è ridimensionato diventando centro per il reclutamento e la chiamata alle armi. Una storia quella della città di Sulmona foriera d’un passato illustre e di encomiabile valore storico.

Andrea Pantaleo           

          

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