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(primo piano) – Il giallo nel verde

Scritto da Cesira Donatelli

Sulmona,27 agosto– La figura del contadino e i colori, per regole del creato, sono predestinati alla convivenza. Una relazione profonda e per pochi, che cela sentimenti e aneddoti improntati alla schiettezza. D’altronde il mondo rurale non abbisogna di artefici, è prezioso proprio perché franco e spontaneo. Tutta questa armonia e tutto questo sentire reciproco, emerge a chiare lettere, durante la lettura di Il giallo nel verde di Tony Zitella.

La familiarità dell’autore con il mondo contadino, con la flora e la fauna, è un immenso patrimonio, messo a disposizione del lettore, durante tutto lo svolgersi delle vicende narrate in Il giallo nel verde. L’impresa della penna operante, si può supporre, sia stata incastonare in cotanta bellezza e musicalità, un omicidio. 

In questo giallo Tony Zitella come, un abile direttore d’orchestra, ha saputo costantemente armonizzare ed accordare in maniera eccelsa i vari strumenti e i vari suonatori. Riuscire ad affiancare, la nobiltà di un cerasuolo d’Abruzzo, agli interrogatori dei sospettati, passando per la descrizione degli addetti alle indagini, per poi dettagliare gli ingredienti di una pietanza, da gustare da solo o in compagnia, giungere a far sfilare i protagonisti nella piazza del paese, denudandone passato, glorie, fallimenti e successi, denota abilità non comuni.

Le indagini, volte a scoprire la mano che ha portato alla morte del povero Mario, partono subito e a ritmo serrato. I continui interrogatori, gli innumerevoli sospetti, passano al setaccio l’intera comunità, evidenziando caratteristiche e modi di vita di molti personaggi, per non dire di tutto il tessuto sociale, religioso ed economico, sconfinando anche in qualche legame affettivo più o meno confessato. A tenere tutti per mano, anche nei momenti più salienti vi è la saggezza, l’acume e il legame per il proprio paese di Terenziano.

Questo giovane appassionato di filosofia, capace cuoco e ufficioso investigatore, è la figura piacevole e portante della trama, in realtà lui sarebbe un semplice e motivato contadino, che per scelta non ha inteso seguire le possibilità lavorative   che gli avrebbero concesso i propri studi, ma ha preferito vivere in simbiosi con la terra e con i suoi frutti.  A Terenziano, l’autore affida il compito di congiungere e coniugare il “popolo volgare” con il mondo investigativo, portando uno nella realtà dell’altro, rievocando nel magistrato, titolare delle indagini, l’amore per la propria terra d’origine, solleticando anche l’interesse e l’ammirazione di questa donna verso la sua persona.  Questo insolito contadino riesce a intessere conversazioni, ironiche e coinvolgenti perfino con il parroco, pur non essendo un né un fervente praticante, né un ammiratore del “sistema chiesa”. 

Se è vero che il mondo del diritto e della magistratura si fondano su regole e leggi impresse nero su bianco, è altrettanto vero che la vita contadina si basa, su principi   e abitudini, non scritte ma riconosciute e praticate da tutti. I tempi e i modi per condurre un raccolto o per avviare una potatura, non vanno cercati nei manuali o nei codici di procedura, bensì assimilati nel tempo, mediante l’apprendimento da fonti dirette, quali nonni, genitori e compagni di ventura o di condizione…

…si fa così e basta…

I piccoli borghi conservano sempre il ricordo del “feudatario” di turno che non si è fatto scrupoli nell’affamare i suoi compaesani, anche questi pregressi entreranno con ruolo attivo nelle indagini.

Ogni capitolo si apre in maniera sublime, con un aforisma, un proverbio o una frase celebre, legata ai colori e alla natura che troveranno la massima spiegazione nel cuore della sezione stessa…

…il blu sviluppa l’elemento della quiete (W. Kandinsky)

…del sempiterno azzurro, la serena ironia perseguita, indolente e bella come i fiori… (S. Mallarme)

… chi mangia puina, poco camina. Chi mangia ricotta, non cammina tanto (proverbio veneto)

Le indagini e il cibo viaggiano, quasi sempre, di pari passo. Per ognuno si parte dalle origini, sia che si tratti di un prodotto della terra da descrivere per usi e provenienza, sia che si tratti di un sospettato da sviscerare fin nelle radici della propria famiglia. L’incanto sta nel non far perdere, mai, al lettore né l’entusiasmo, né la curiosità. A tenere banco anche la simpatia e il rispetto con cui i carabinieri della locale stazione vengono presentati e messi in azione. 

Le uscite dialettali si intrecciano nel registro del parlato comune con facilità, come a testimoniare che i linguaggi non sono schiavi dei confini, anzi li snobbano. Sempre riverente l’atteggiamento dell’autore e dei suoi personaggi nei confronti di madre terra, l’essere umano appartiene all’universo, giammai il contrario! 

Tony Zitella, in questo giallo, che si addentra sin dalle prime battute nella vita sociale, economica, religiosa e civile della comunità, mostra un tempo quasi primitivo, un trascorre non scandito da telefonini, da impegni improrogabili e soffocanti. I momenti salienti della giornata sono evidenziati da una sirena, il suono dalla torre del paese, si diffonde su tutto il territorio invitando i contadini ad una pausa o alla sospensione dei lavori per il giorno in corso, visto il sopraggiungere del tramonto.

L’uomo per non perdersi deve nutrire corpo e spirito, costantemente deve adoperarsi affinché le comunità vivano sempre più nella civiltà e non nel libero arbitrio. Nel cuore delle indagini, quando ancora si arranca e tutto e tutti sembrano aver avuto a che fare con la vittima, ci si imbatte nel vivo di un incontro-dibattito sulla riforma della giustizia, che il più delle volte non prescinde dagli orientamenti politici predominanti. Mai un momento per annoiarsi o vivere una fase mono -argomentativa.

Un continuo tendersi la mano fra colori ed emozioni, sono le diverse cromature a scavare nel profondo delle storie singole o collettive, il tutto facilita l’emergere di affetti o propensioni, mai giudicate o additate, sempre e solo mostrate con eleganza e garbo. Seppur i colori e i profumi si uniscono alle azioni, ognuno conserva la propria individualità, riuscendo a superare la mentalità paesana, portando alla consapevolezza che …

…le diversità aggiungono e non sottraggono…

Come ogni giallo che si rispetti il colpevole verrà smascherato nelle battute finali e per ragioni del tutto imprevedibili. 

Per bocca e azioni di Terenziano, il lettore è portato a coniare molte riflessioni. Primeggia fra tutte la necessità di fare ciò che si vuole e nel luogo che si desidera, senza ostentare titoli di studio, senza ambire a ruoli di facciata, bensì attaccandosi ai capezzoli della semplicità, del sano, del puro, assecondando i tempi e i modi della natura, scommettendo sul contenimento l’egoismo umano.

Una lettura per giallisti accaniti, per amanti della filiera corta e per sostenitori del tempo come patrimonio universale non come scommessa economica.

Cesira Donatelli

IL GIALLO NEL VERDE di Tony Zitella

(Edito Masciulli Edizioni)

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