Home Economia Abruzzo: economia, la dinamica delle imprese  continua a segnare valori peggiori di quelli nazionali. 

Abruzzo: economia, la dinamica delle imprese  continua a segnare valori peggiori di quelli nazionali. 

Scritto da redazione

Sulmona, luglio-Nel I trimestre 2023 le iscrizioni sono state 2.284 e le cessazioni 2.811 per cui le imprese hanno subito un decremento di 527 unità. La flessione percentuale è stata dello 0,36%, è il triplo del decremento nazionale che è stato dello 0,12%, posiziona l’Abruzzo al quintultimo posto della graduatoria nazionale ed è il risultato peggiore degli ultimi 3 anni sia in valori assoluti che in quelli percentuali. E’ quanto emerge dall’ultimo report sull’economia regionale preparato dal prof. Aldo Ronci I decrementi più alti sono stati registrati a Chieti (‐200) e a Teramo (‐122) più tenui quelli di Pescara (‐97) e dell’Aquila (‐108).  Secondo Ronci le attività economiche con le flessioni più alte si sono registrate:  in agricoltura con 337 imprese in meno con i risultati peggiori a Chieti (‐154); nel commercio con ‐291 imprese;  nelle industrie manifatturiere con ‐94 imprese;  nella ristorazione con 81 imprese in meno. Gli incrementi più alti si sono verificati: nelle attività immobiliari con +41 unità;  nelle attività scientifiche e tecniche con +39 unità.

 “Si sottolinea – rileva ancora Ronci – che nelle attività di alloggio il numero di imprese attive rappresentano l’1% del totale pari a quello il nazionale e ciò evidenzia che l’Abruzzo presenta una struttura ricettiva non adeguata ad una regione che punta allo sviluppo del turismo balneare per la presenza di un attraente litorale, del turismo montano per la presenza di montagne tra le più alte dell’Appennino e al turismo religioso per avere un patrimonio di riferimenti religiosi tra i più interessati d’Italia. Da tenere presente che nel Trentino Alto Adige, nelle attività di alloggio, le imprese attive rappresentano il 6% del totale. La fine dell’emergenza Covid e quindi degli effetti dei provvedimenti collegati, la ripresa dell’obbligo di restituzione dei finanziamenti garantiti dallo Stato, gli incrementi dei prezzi e un incremento del rischio di insolvenza e probabili nuove chiusure di attività sono le cause del cattivo andamento della dinamica delle imprese. Per questo, le imprese hanno bisogno, a breve, di azioni straordinarie che diano certezze e respiro, mentre nel medio e nel lungo periodo hanno bisogno di un impegno a mettere in atto provvedimenti destinati a migliorare la loro competitività”. 

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