Home Cultura (la parabola/4)- Il segreto della grotta

(la parabola/4)- Il segreto della grotta

Scritto da redazione

SULMONA– Gli adulti frequentano i boschi per ascoltare la melodia delle foglie, la pronuncia dei fiumi, si lasciano incuriosire dai giochi di luce e ombra che filtrano attraverso gli arbusti. Per i più piccoli nel bosco è bello giocherellare, scovare ruscelli in cui immergersi con le scarpe, lanciare i rametti spezzati durante l’inverno al proprio cane attendendo che li renda, nascondersi nelle pance vuote degli alberi un po’ più adulti, camminare col naso all’insù per guardare come le cime degli alberi sfiorino le nuvole, fantasticare sulla mole dell’animale che ha lasciato la propria orma sul terreno bagnato, chiedendosi se si tratta di un dinosauro, di un elefante, di un leone o di un semplice quadrupede che trasporta  legna a valle.

L’orsetto Ganimede del bosco ha l’identica concezione dei bambini, è un luogo in cui fare baldoria, è una sala giochi all’aperto, dove si può accedere senza gettoni, basta avere curiosità e buona lena.

La regola per cui “Ogni scarrafone è bell’a mamma soja” è in vigore anche nel mondo degli orsi e mamma Amarena, pur assecondando spesso il libero arbitrio del figlio Ganimede, cerca di non denudarsi mai né di autorità, né di autorevolezza, il ribelle sarebbe sempre pronto a fare bottino di ogni sua leggerezza.

Le soste nei luoghi non sono mai lunghe, la famigliola si muove spesso, sia per la necessità di cercare cibo, sia perché si impara a stare al mondo se hai il piglio di calpestare il mondo stesso. Il tragitto che Amarena compie con figli al seguito non avviene solo nei boschi, interessa anche le strade asfaltate, ora il caso li ha catapultati davanti all’insegna Carrito frazione di Ortona dei Marsi. Ai plantigradi non interessa sapere che il nome di questa frazione risale ad un toponimo latino “carretum”, ovvero luogo in cui insisteva una colonna di carri, non interessa neppure la seconda ipotesi che accosta questo nome alla parola tedesca “kerit” ovvero parte che sporge. Più attrattive potrebbero rivelarsi le aree naturali quali il Colle del Rascito, sito di interesse comunitario dell’Abruzzo, le sorgenti della Valle del Carrito e via camminando in una regione che si è guadagnata l’identificativo di cuore verde d’Europa.

La strada asfaltata porta direttamente verso le prime case, si sente qualche sporadico abbaiare, più che proferire verbo che gli animali, sembrerebbero riservati e timidi, se non fossero spiazzati e confusi. Non possono certo aspettarsi di vedere un orsetto che saltella per la strada, figuriamoci di vederne più di uno scortati da mamma orsa. Sulla via compare un uomo, Ganimede facendo trotterellare il suo pelo gli si fa incontro, Amarena non gradisce tanta sfrontatezza, gli lancia le solite occhiate di rimprovero, con la zampa tenta di riportarlo di qualche centimetro indietro, vieta ai fratelli di imitarlo. Ganimede è letteralmente incuriosito per non dire attratto dall’uomo che ha dinnanzi, è un incontro nuovo e inaspettato, pare voglia studiare l’individuo, per comprenderne bene le fattezze e le movenze, seppur l’uomo, per timore dell’orsa madre, non accenna al benché minimo movimento. Sono bastati pochi minuti perché Amarena abbia potuto constatare che il suo teppistello si sia preso una confidenza eccessiva con un essere umano, che l’uomo pur temendo la sua presenza abbia, quasi amorevolmente, osservato l’orsetto e tenuto d’occhio lei. I protagonisti di questo siparietto sono rimasti tutti in silenzio, gli autisti delle macchine sopraggiunte hanno messo subito mano ai telefonini per filmare ogni respiro della famigliola, in pochi secondi sono arrivate esclamazioni da ogni dove, la gente non si vede eppure si sente tutti ripetono alla rinfusa: “oddio gli orsi, madonna mia tiene pure i cuccioli, quanto sono belli, dove vanno, attenti, fai la foto ect. ect”.

Con un fare severo e deciso mamma orsa indirizza i cuccioli verso un sentiero, allontanandoli da quel primo momento di popolarità, i fratellini guardano Ganimede e gli dicono in coro: ”smettila di disobbedire alla mamma, non ti avvicinare alle persone, lei poi si arrabbia, anche, con noi”. All’interessato il tutto scivola velocemente, ancora sta pensando agli sguardi che si è scambiato con quel signore dal maglioncino rosso. Amarena a voce alta ricorda ai suoi pargoli:” quante volte devo ripetervi di non dare retta agli umani e di non accettare caramelle dagli sconosciuti?

Il sentiero imboccato probabilmente ripercorre una vecchia mulattiera che conduce a vari fontanili, tutti dai nomi caratteristici, quello di San Pasquale, quello del Sale, il Murales e chissà quanti altri. Il sole sta calando e il gruppetto si orienta verso la parte alta del paese. Amarena, ancora segnata dall’avventura paesana, predilige l’altura alla valle.  

Inutile sperare che Ganimede si metta in fila dietro ai fratelli, sembra quasi che tutto ciò che rappresenti compostezza e regolarità gli faccia allergia; pertanto, è sempre lui a dettare la linea, si intrufola in ogni angolo, annusa ogni cosa e sembra sappia solo saltellare, ignora il camminare ad andature moderate. Tanta energia lo conduce dinnanzi ad una caverna, la cavità è piccola, l’ingresso non è fra i più agevoli, sembra una delle attrazioni preferite dall’orsetto, non può esimersi ed entra.

Appena dopo l’arcata d’ingresso si imbatte in una luce lieve, la segue e scopre ad aspettarlo una figura femminile, un’immagine soave, delicata dal volto candido e premuroso. Ganimede non può sapere che ha dinnanzi la Madonna della Pietà. I lunghi capelli della Madonna lo rapiscono, la corona sul capo pare irradiare tutta la luce che si frappone fra lui e lei. La Vergine lo guarda, accenna un sorriso e gli dice:” lo sai che non devi allontanarti dalla tua mamma, non devi darle tante preoccupazioni?”. Ganimede china per un secondo il capo, mimando un pentimento e le chiede: ”chi sei?” La corredentrice gli risponde: ”una tua amica e voglio svelarti un segreto”. Non gli par vero, si sente autorizzato ad avvicinarsi ancora di più, porge l’orecchio e si lascia accarezzare. La Vergine con dolcezza gli sussurra: “da questo momento tu prenderai il nome di questo luogo, ti chiamerai J. Carrito,  la tua venuta sulla terra incorpora una missione voluta da Dio, sarai messaggero presso gli umani, di significativi gesti e di profondi insegnamenti. Ora raggiungi la tua mamma e i tuoi fratelli e non farli preoccupare molto. Su questa terra non ci resterai per molto tempo, sono certa che saprai far parlare di te e vi lascerai un ricordo meraviglioso”.

Un J. Carrito più trionfante del solito guadagna l’uscita, si volta solo una volta per strizzare l’occhio a quella meravigliosa Madre Celeste e raggiunge sua madre. Amarena non lo riprende e non gli chiede alcuna spiegazione, come la Madonna pare conoscere il destino e la missione di questo Gesù-Orsetto.

Cesira Donatelli

Andrea Salvatore

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la foto n.1 del fontanile è stata presa da Wikipedia;

la foto n. 2 quella dell’orso nella grotta dal sito https://ru.deposiphoto.com/.

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