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 (primo piano) – Le Otto Montagne

Scritto da redazione

Secondo te il passato può passare di nuovo? 

Sulmona, 19 febbraio– Difficile, per un giovane ragazzo come Pietro, capire e rispondere a questa secca domanda di suo padre Giovanni. Solo il tempo e la vita mescolata alla vita stessa delle montagne, dove per forza di cose ci si trova a crescere a toma, vento e sole condurrà il giovane a comprendere che la risposta giusta sia, un sì!

Le città modificano le persone, le dotano di uno strato spesso e sterile, la montagna, le montagne hanno il potere opposto. Rendono gli esseri migliori e li educano a tempi differenti, a modi gentili, cesellando i rapporti. 

Paolo Cognetti in Le Otto Montagne, mette di nuovo al mondo il creato, per mezzo di una narrazione competente e minuziosa porta a conoscenza di ogni lettore la Montagna, di quella Montagna intesa come cura, come amica, come salvezza, persino mezzo per la salvezza dalla vita terrena. 

Le rocce e le vette hanno un cuore, che solo il montanaro riesce ad ascoltare, a rispettare e solo attraverso la loro misteriosa potenza prendono vita i legami più significativi, quelli che non temono né il vento, né le bufere di neve. In questo paradiso persino le stufe sono investite di un ruolo, ascoltano le famiglie e le famiglie permettono alle stufe di scandire i tempi della notte. 

L’autore, sovente, in maniera determinata porta a comprendere come madre natura si componga di elementi interdipendenti fra loro; è l’insieme che genera l’eccelso, un fiume non è un semplice corso di acqua è congiunzione fra ciò che è stato e ciò che sarà, tutto coinvolgendo i luoghi in cui scorre.

Più ci si addentra nella storia di Pietro, Giovanni, Bruno, Anita, Lara delle mamme, dei cugini e dei pascoli e più si consolida il concetto per cui l’esistenza condotta sulle alture è sinonimo di esistenza in pace. 

Tutti possono ravvisare la necessità di emigrare, Pietro emigra dai suoi genitori, per divenire grande altrove, poi gli altrove possono essere più di uno e in differenti continenti, l’innesto della crescita passa sempre per le montagne.

In questo romanzo, dove la delicatezza straripa in maniera assoluta, dove la capacità narrativa pare avere cavalletto, tavolozza e pennello, tanta la capacità di trasformare in immagini reali i luoghi e i suoni descritti, Paolo Cognetti, affida alla Montagna il ruolo di madre e di psicologa. Tutti, eccetto, Bruno la lasciano per tornarci sempre più desiderosi, per mettersi alla prova, per capirsi e per capire.  Bruno non concepisce altri luoghi ed altra vita, tanto è montagna lui stesso da immolarsi ad ella. Un personaggio insolito e ammaliatore che aiuta gli altri a stare insieme, pur scegliendo, per sé, l’isolamento delle alture.

Donne differenti quelle che popolano quest’opera, taluna silenziosa tanto da sembrare matta o strega, l’altra attenta indagatrice e collaboratrice, ognuna essenziale al rispetto della solitudine invocata e praticata dai figli.

Il tempo per l’amore, amore inteso come atto di concepimento è affidato all’inverno, perché i pascoli di montagna, in alcune stagioni, richiedono presenza e attenzioni tanto quanto un bambino. Si fanno, anche, di queste scoperte in Le Otto Montagne!

Si esce da questa esperienza di lettura con l’assoluta convinzione che i luoghi sono detentori della storia, non la modificano e non la svendono, la tengono sempre a disposizione di chi vuol sapere e conoscere. Ci si rende conto che nessuno è immune dalle ambizioni e che uno stesso padre può impersonare il padre di città con tutta l’estraneità che ne consegue e mutare a padre di montagna, con tutta voglia di condividere che ne scaturisce.

Addentrarsi per boschi e montagne è cosa complessa e semplice al contempo, a fare la differenza sono le sovrastrutture che affollano le vite. Per fortuna entrambi questi luoghi sani e santi hanno ampie arie di sosta in cui poter “abbandonare” ogni aggravio d’ esistenza”

Cesira Donatelli

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti

(Edito Einaudi)

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