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 ( primo piano)-La Bambola e il Capitano

Scritto da redazione

Sulmona, 11 dicembre- “Ricordati chi sei! Solo un filo senza nodi può passare per la cruna dell’ago”. Una verità cocente e scomoda che nero su bianco compare a pagina 27 di La Bambola e il Capitano. Ben duella con   …è proprio vero che la vita è fatta di quello che si tace!

Poche battute iniziali che ben contribuiscono a delineare lo stile non scontato di Massimiliano Nicodemo.

 Di frequente i suoi capitoli iniziano con un’esposizione già addentro, abbastanza avanzata che costringe a presenziare totalmente se si vuol scoprire chi ha aperto il dialogo, il perché e da quale scorcio di vita passata si è partiti. Vietato distrarsi!

Narrazione fluente, ricca di similitudini scoscese impegnative ed indimenticabili, queste alcune delle importanti caratteristiche di La Bambola e il Capitano.  

La fotografia psicologica degli attori di scena è quasi un rito, proficuo definirli attori. Tutti i personaggi di questo componimento vengono presentati non con nome proprio acquisito da battesimo o da anagrafe, bensì attraverso una sorta di sostantivo qualificativo che ne evidenzia il ruolo, la mansione sociale o lavorativa all’interno dell’intreccio narrativo. Ecco perché sfileranno sul palcoscenico la Nigeriana, il Notaio, il Marcio, lo Zio, le bambine ect. ect.

I protagonisti, per lo più esseri senz’anima, tendono a dare al tempo un ruolo di comodo, ciò che è remoto va perdendo di consistenza, il recente genera turbamento.  Il tutto si potrebbe avallare se non fosse che il presente e il passato sono pozzi di cronaca, di cronaca nera dove la pietà e l’umanità sono rimaste sempre al di là dell’uscio. Tante le porte chiuse, le stanze celate e le luci spente che hanno unito e reiterato lo sconcio, il disonesto e l’abuso. Una storia di abissi, di cordoni estirpati e di pianti soffocati.

Nicodemo, denuda il tema della pedofilia mostrando le radici che questa affonda nelle case, nelle case dei “migliori”. Pacifico che di migliore non hanno nulla, però è complesso e faticoso smascherarli perché la rete dei benestanti e degli intoccabili ha maglie massicce.

Per meglio arrivare alle narici e al palato di chi pone sguardo e cuore su questo libro, si redige una lunga ed elaborata descrizione di un pedofilo, di uno dei tanti, perché sono tanti! È “faticoso” leggerla eppure l’autore riesce ad instillare nel lettore la consapevolezza del diritto-dovere di dover sapere, sapere per combattere, per non sottovalutare, per evitare che succeda ancora. Non serve il giudizio, servono gli occhi aperti, le orecchie tese e serve sconfiggere la povertà e le differenze sociali. Il divario crea possibilità di infiltrazioni, di abuso, di mercificazione a danno degli ultimi in favore dei vizi dei lussuriosi.

Il mondo reale sembra avere esigenze di copione sempre più assetate di sangue e di violenza. Voler trattare di queste tematiche richiede una capacità di scrittura più decisa e poco impressionabile, caratteristiche di cui si compone la biro di Massimiliano Nicodemo. I fatti della strada sembrano uscire dai capoversi ed impossessarsi di chi legge, con la peculiarità di trovare un piccolo salvacondotto quando tutto è distrutto, quando le lacrime stanno solcando il volto di chi crede di aver scelto una lettura e scopre di avere tra le mani una denuncia sociale gridata ed esposta con millimetrica precisione. Salvifico leggere ad un tratto…la vita sembra tornare ad interessarsi di loro

Si è sollecitati a comprendere che chi è troppo impegnato a soffrire smette di vivere gli affetti e di concepire un possibile.

Il mondo descritto è quello di uomini con vizi e con patologie, dove viene rimarcata la capacità delle donne di maneggiare le emozioni lasciando ai primi l’illusione di poterle governare.

Fra le pagine, ad un tratto compare una canzone, una preghiera che invoca una stella, una mano, una possibilità, tanto si è immersi che viene spontaneo intonarla, sembra possa essere esaudita all’istante. Ciò accade perché ci si è impregnati del narrato che non è mai estraneo, ma sempre congiunto a chi legge.

Sancito che il subito non si cancella, sacrosanto il passaggio in cui si sottolinea …sbocciavano come petali di un fiore all’alba sotto i primi raggi del sole. Sentivano un calore salire lentamente a rianimarle.

Per un’infanzia inviolata il più delle volte basterebbe una comunità adulta disposta a non essere vigliacca e accondiscendente.

Cesira Donatelli

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LA BAMBOLA E IL CAPITANO 

di Massimiliano Nicodemo

(Edito Albatros)

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