Home Cultura Anche la cialda contribuisce a costruire l’identità  del territorio

Anche la cialda contribuisce a costruire l’identità  del territorio

Scritto da redazione

Il libro di Massimo Di Prospero non è solo la descrizione  della pizzella, dolce simbolo di molti paesi ma  assai diffuso anche in tante altre regioni,ma è la narrazione  di una tradizione e della cultura contadina e pastorale, della cucina della Valle Peligna, spesso ispirata a materie prime povere. Insomma un dolce simbolo capace di catturare per il suo gusto l’attenzione di grandi e piccini

Sulmona, 21 novembre– Il 2020 è stato un anno ostico, ricco di ostacoli ma al tempo stesso rivelatore; l’arrivo del Covid-19 ha costretto l’intera umanità in cattività tra quattro mura. Gli uomini, non più avvezzi al lento incedere del tempo, si sono prodigati nelle più disparate attività, una tra tutte la cucina. Massimo Di Prospero con il suo “Paese che vai… cialda che trovi: bimillenario della cialda italica” ha voluto riscoprire i piaceri del gusto antico, di quei sapori che sanno di “casa della nonna”.

 Il volume, la cui prima edizione per conto di Quid edizioni risale all’agosto 2020, è presentato dall’Associazione Culturale Sportiva Giovanile Olimpia di Ortona, il cui Presidente Annamaria Di Lorenzo afferma: “Massimo ha scritto questo libro con uno scopo ben preciso: quello di non perdere le tradizioni tramandate dai nostri avi nel coso dei secoli”. 

“Tanti i profumi che dalle oltre case si sono diffusi nei vicoli, nelle strade… profumo di pane appen sfornato, di sugo di pomodoro, di aromi di dolci fatti in casa… espressione della tradizione e della cultura contadina e pastorale, la cucina della Valle Peligna è spesso ispirata a materie prime povere, ma mai banale e in grado di valorizzare i frutti della terra” scrive la Dott.ssa Rosa Giammarco nella prefazione. 

L’autore prende come caso studio la pizzella (o ferratella, cancellata, neola ecc.). 

Il dolce abruzzese viene visto antropologicamente e sociologicamente come un rito, una sorta di appuntamento che va ad inserirsi all’interno del microclima domestico. La preparazione delle pizzelle segna l’arrivo di feste religiose o protoreligiose, ricorrenze significative. Le ricette cambiano da paese a paese e ognuna di esse sembra raccontare le tradizioni di ciascun popolo. 

L’idea che ha dato vita al libro nasce da una riflessione molto profonda: cosa accadrebbe se non si tramandassero più le tradizioni? Cosa ne sarà delle nostre radici? 

Non si tratta di un semplice ricordo soffuso ma di una perdita vera e propria. Un vuoto che romperebbe i legami con quei profumi descritti precedentemente, con immagini di una vita autentica e frugale. La cultura di un popolo passa anche per il cibo. Gli ingredienti, i procedimenti, le ricorrenze in cui si presentano alcune pietanze, tutto questo simboleggia la storia di un Paese e senza storia non può esserci futuro. 

Il testo è diviso in due parti ben definite: una prima sezione prettamente storica e una seconda ricca di ricette che differiscono a seconda della zona da cui provengono. 

La pizzella è riconosciuta come eccellenza dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed è menzionata nell’elenco delle specialità tradizionali garantite in Abruzzo.

 Il lavoro di analisi  sviluppata dallo scrittore è stato condotto in paesi come: Pratola Peligna, Pettorano sul Gizio, Cocullo, Sulmona, Bagnaturo, Corfinio, Pescocostanzo, Introdacqua, Ortona a Mare, Raiano, Guardiagrele, Palena, Roccacasale, Caramanico Terme e in altre zone dello Stivale. 

È molto interessante scoprire cosa si cela dietro un dolce così semplice e naturalmente inserito all’interno di un contesto culturale locale, e non solo. “Paese che vai… cialda che trovi” è una ricerca storica e approfondita degli ingredienti della pizzella, illustrazioni che vengono sempre precedute da curiosità e riflessioni storiche, letterarie, sociali ed economiche. 

Le ferretelle abruzzesi non si distinguono solo nei confini regionali ma le loro propaggini vengono distinte dal Molise alla Valle D’Aosta. Massimo di prospero spiega in maniera molto approfondita le motivazioni di tale fenomeno facendo riferimento alla transumanza, riconosciuta come patrimonio immateriale dell’Unesco. I pastori scambiavano i propri prodotti tipici attraverso contatti con gli abitanti di altre vallate lungo le strade tratturali.

 L’affascinante storia dei pastori, a cui si attribuisce la nascita del dolce, spiega anche l’incredibile somiglianza con i waffle del Belgio e dell’Inghilterra, i waflen tedeschi, le gofre della Spagna e le gaufre francesi. 

Il libro promuove la valorizzazione del patrimonio culturale di un popolo che sta risentendo dello sradicamento degli usi e costumi. È importante incoraggiare iniziative di tale spirito affinché innovazione e tradizione camminino di pari passo, senza ostacolarsi mai. La passione genuina profusa da Massimo Di Prospero nella stesura dell’opera è di esempio in un periodo storico come quello attuale. Un libro che rispecchia, pagina dopo pagina, l’attaccamento del suo padre di penna alle tradizioni di un territorio che ha dato tanto e che continuerà a dare alla nostra comunità.

Chiara Del Signore

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