Home Economia Abruzzo:  negli ultimi sei anni( dal 2014 al 2019) persi 28.169 abitanti

Abruzzo:  negli ultimi sei anni( dal 2014 al 2019) persi 28.169 abitanti

Scritto da redazione

Sulmona, 23 novembre- Negli ultimi sei anni  dal 2014 al 2019  l’Abruzzo  ha perso 28169 abitanti (una città come Roseto in provincia di Teramo)) e decresce del 2,11% con un’intensità pari a due volte e mezzo la flessione dello 0,89% registrata in Italia. Per il sesto anno l’Abruzzo segna decrementi  peggiori di quelli medi nazionali. La flessione  si spalma con intensità  con intensità pari a 2,11  nelle province di L’Aquila e Chieti che si trovano in una fase di spopolamento, con intensità più lieve nelle province di Teramo e di Pescara che registrano una lieve decrescita. La fotografia emerge dall’ultimo studio dell’economista Aldo Ronci  sull’andamento demografico dell’Abruzzo negli ultimi 6 anni( dal 2014 al 2019). Secondo Ronci .La flessione demografica è caratterizzata da due fenomeni. Il primo è dato dal fatto che esistono grosse divergenze geomorfologiche a livello provinciale che vedono le province dell’Aquila e di Chieti, più montuose, trovarsi in una fase di spopolamento (il già noto secolare ’spopolamento’ della montagna) mentre le Province di Teramo e Pescara, meno montuose, segnare una lieve decrescita; Il secondo presenta caratteri di novità in quanto evidenzia la presenza di un consistente spopolamento anche nei comuni non montani che sono ubicati soprattutto nella fascia costiera 

Alla luce dei dati  edelle tendenze in atto non è azzardato prevedere che- come sostiene il prof. Ronci- in assenza di politiche specifiche nel futuro prossimo si dovrà registrare un peggioramento del calo demografico e forse è un  dovere chiedersi che cosa fare per frenare le tendenze in atto che vedono l’Abruzzo diviso in due e – all’interno di questi due comparti – evidenziarsi ulteriori fratture e scomposizioni che ci porterebbero ad utilizzare – con nuovo significato – l’identificativo Abruzzi per designare il territorio regionale.Allo luce dei dati esposti e delle considerazioni emerse, se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto, un progetto che attivi uno sviluppo Regionale armonico e che faccia sì che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto.Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese– Cosa fare allora?

Secondo l’economista “La Commissione europea  ha invitato ciascun paese membro a dotarsi di una “Agenda Urbana” (Aree Urbane Funzionali) che permetta ai Territori Urbani di essere direttamente coinvolti nell’elaborazione delle strategie di sviluppo. Il Fesr (Fondo europeo dello sviluppo regionale) prevede che almeno il 5 % delle risorse assegnate a livello nazionale debba essere destinato ad Azioni Integrate per lo Sviluppo Urbano Sostenibile delegate alle città di riferimento.La realizzazione dell’Agenda Urbana Abruzzese, secondo uno studio del Dipartimento di Architettura dell’Università “G. D’Annunzio” coordinato dal Prof. Roberto Mascarucci, prevede la suddivisione del territorio regionale in 7 Aree Urbane Funzionali che fanno riferimento alle Città Medie di Pescara-Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.Le 7 Aree Urbane Funzionali rappresentano la struttura policentrica del territorio abruzzese ed è frutto di uno studio riportato in 3 volumi rispettivamente di nei quali si dimostra in maniera inoppugnabile che la ripartizione ottimale del territorio abruzzese è proprio quella delle 7 Aree individuate 

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