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Meno tasse per i fessi

Scritto da redazione

Il Patto di Stabilità l’hanno deciso Francia e Germania, ma almeno avremo il presepe obbligatorio nelle scuole. È l’ennesima piroetta del Governo reversibile, quello che in Italia fa la faccia dura, principalmente a uso di competizione interna nella coalizione, e oltre frontiera paga il dazio della legittimazione di cui ha un disperato bisogno proprio perché dentro i confini rivendica la famosa matrice. Lo scrive oggi in un editoriale su. ‘la Stampa’ Luca Bottura. Quella di chi (parole della presidente del Consiglio) ha dovuto tenere china la testa per settant’anni – di democrazia – e adesso incarna la politica del mobbasta. Tutte cose che, intra moenia, vanno bene per un talk show pettinato o un tg amichevole ma che poi, quando vai a trattare questioni fondanti nei consessi internazionali, defungono sotto un dato oggettivo e ineludibile: il peso del debito pubblico. Che incredibilmente viene addossato a Mario Draghi ma, giusto per fare un po’ di Storia spicciola, arriva dritto dalla prima Repubblica craxiana e dagli anni leggiadri del berlusconismo. Con Meloni al Governo. Solo che da noi, più che i vincitori, la Storia la scrivono gli editori. In primis, quello che era anche Presidente del Consiglio. Cosicché lo schianto delle casse è stato ormai derubricato a complottone internazionale. Visto mai che qualcuno si assuma le proprie responsabilità, in questo curioso Paese. Dove in vent’anni di euro non c’è stata una virgola di aumento dei salari, ma la colpa finisce sulle spalle del povero Prodi, come se a tenersi in tasca ogni barlume di extraprofitto non fossero stati gli stessi che additano proprio la moneta unica. 

Con la comica finale del no al Mes per ripicca, si legge ancora su ‘La Stampa’ che riassume la nostra statura internazionale in tre parole: “Gne, gne, gne”. Anche perché va bene che gli altri schierano i poteri forti, ma il pensiero debole dei Giorgetti, o addirittura dei Pichetto Frattin (alla Cop28 si decideva il futuro del pianeta: noi abbiamo mandato lui) rivela indefettibile il proprio modestissimo cabotaggio. Per dirla semplice: magari è un caso, che per la presidenza della Commissione UE si parli di Draghi e non di Maurizio Leo. Magari no. Come? Chi è Maurizio Leo? È il viceministro meloniano delle Finanze. Avete dovuto controllare su Wikipedia? Ecco.

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