Home Cultura La secolare Settimana Santa di Sulmona 1^ parte

La secolare Settimana Santa di Sulmona 1^ parte

Scritto da redazione

Sulmona: anno 1949,processione del Cristo morto mentre attraversa piazza Garibaldi

Sulmona, 26 marzo– Mancano ormai poche alla Pasqua e la città , da secoli è protagonista di una delle settimane sante fra le più famose nell’intero mondo con i riti della processione del Cristo Morto del venerdì santo, della cerimonia della Madonna che scappa in piazza la domenica di Pasqua. 

Protagoniste dei riti religiosi sono l’Arciconfraternita della Santissima Trinità dal saio e cordone rossi con pettorina bianca, la Confraternita di Santa Maria di Loreto dal saio bianco e mozzetta e cordone verdi. Le due confraternite rappresentano l’ultimo baluardo della storia delle congreghe religiose  di Sulmona, giunte sino ai nostri giorni, serbando il loro fascino e storia secolari. Quattordici erano le congreghe operanti nella città, le quali con il decorso del tempo si scioglieranno ed alcune confluiranno nelle due confraternite tutt’ora esistenti. 

L’arciconfraternita della Santissima Trinità sorge nel 1320 nella cappella del corpo di Cristo, sita nel Palazzo della Santissima Annunziata. In questi articoli vi proporremo alcune fotografia storiche, alcuni scatti che hanno immortalato momenti divenuti  importanti  della vita delle confraternite con i loro vetusti riti. 

Come ogni anno nella città Ovidiana giungono da ogni nazione d’Europa e del mondo migliaia di turisti e di fedeli, i quali sentono il dovere e il piacere di non mancare ai riti religiosi della città di Sulmona. Il saio rosso dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità è adottato dalla congrega nel 1575, quando i trinitari fanno atto di aggregazione con l’Arciconfraternita Romana della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti. Il saio rosso è segno di carità ardente, il cingolo rosso di continenza e castità, la pettorina bianca di purezza interiore. Va precisato che, il primo venerdì santo, allestito dall’Arciconfraternita della Santissima Trinità, è datato 13 aprile 1827; sino all’anno prima la processione del Cristo Morto di Sulmona è stata allestita dalla Congrega dei Nobili, la cui sede era la chiesa di Sant’Ignazio sita in Piazza XX Settembre. La congrega dei nobili  di Sulmona è stata fondata nel convento dei Gesuiti, i quali si insediano nella città di Sulmona nella prima metà dei XVII secolo. La processione del Cristo Morto di Sulmona preceduta dalla banda musicale, la quale segue alternativamente le due marce funebri di Alberto Vella dal titolo una lacrima sulla tomba di mia madre e di Frederick Chopin dal titolo Pio IX, è aperta da un quadrato di venti fanali prime e conda fila da sette ognuna e due file laterali da tre lapmioni, al cui centro è collocato il Tronco, croce del 1750. L’autore è l’artista orafo Sulmonese Nicola Gizzi; la data di realizzazione della croce trinitaria è incisa unitamente al nome dell’autore nel retro del cartiglio. Il quadrato ha il compito di scortare il tronco e di coordinate gli altri reparti che compongono il corteo funebre processionale. Segue la croce lignea del XVI secolo con una lunga fila di fanali. Il coro che prende parte alla processione in onore del Cristo Morto, cantando il Miserere, precede le due statue della Bara del Cristo Morto e della Madonna Addolorata; chiude il corteo il Consiglio Direttivo con le autorità civili, militari, religiose, i confratelli, le consorelle. La bara del Cristo Morto è opera del XVIII secolo e viene attribuita al maestro Pizzola o Pizzala, sulla quale è collocata la statua del Cristo morto, opera artistica del 1750 in legno di olivo, adornata da trentatré garofani rossi. La statua della Madonna Addolorata con il pugnale che le trafigge il cuore segue il figlio nel percorso processionale. La processione del Cristo Morto ha inizio all’imbrunire quando le tenebre della notte iniziano a scendere sulla città, oscurando ogni cosa rendendola ancor più misteriosa; i Trinitari al passo cadenzato della struscio, loro passo secolare, lasciano la loro chiesa della Santissima Trinità, ed iniziano ad incamminarsi nella strade del centro storico cittadino, ad iniziare dal loro quartiere secolare. Atmosfera davvero emozionante, coinvolgente, finanche difficile da spiegare, con la folla in silenziosa ed emozionante attesa nei due lati delle strade della città. Molti occhi son velati dalle lacrime. Questi riti sono forieri d’un mosaico di ricordi preziosi, intramontabili, imperituri. La folla assiste ammaliata, regna un silenzio sacrale, s’odono marce funebri “struscio” coro, fascino ancestrale meravigliosamente attuale, mirabile passato che il tempo non ha cancellato. Particolare momento nella nostra città, espressione di vetusta regalità. Religione e Tradizione 

Andrea Pantaleo   

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