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(primo piano) – La mendicante di vita

Scritto da Cesira Donatelli

Kamala, l’usignolo dagli occhi dell’anima

Sulmona, 7 maggio- Fino a che punto una società maschile e maschilista, può nel nome di un credo e in obbedienza ad una casta, umiliare, annientare, sopprimere le donne, solo perché tali? Non vi è una risposta certa e neppure orientativa, verosimile supporre che più le donne sopportino e si ingegnino a tentare di non perire per mano di un uomo o per la collegiale abitudine di una società, che altri non è che una prigione, e più l’accanimento diviene lecito e marcato. 

L’India che Anna D’Auria ci racconta per voce, per occhi e per corpo di Kamala scarnifica, tanto da far perdere l’equilibrio.  Partorire figlie femmine è una disgrazia, perché necessitano di un corredo, non sopportano lavori pesanti, e sono…

…tre volte ricattabili perché “povere, analfabete e donne” …

Kamala, consapevole di poter contare solo sugli insegnamenti della nonna e sciente della “sterilità” affettiva della madre, si lascia abusare da uomini viziosi e maniaci. L’organizzazione nazionale scommette sulla povertà, tutti sanno che si può comprare carne di bambine per pochi spiccioli, è quasi lo sport nazionale!

Nascere in famiglie sfortunate non contempla varianti, seppur sancisce una verità assoluta, i veri straccioni non sono gli indigenti, ma i vecchi ricchi che pagano per abusare di bambine.

Una narrazione che pigia sul cuore e sulle tempie incessantemente, che lascia intravedere tracce di luce, solo per il poco tempo, in cui Kamala diviene una devadasi, ossia “sposa” di una divinità.  Questa condizione le risparmierà per un po’ gli abusi e non la farà morire di fame. Certe estrazioni sociali sono emblemi di cui non ci libera, nelle società a caste chiuse la multiproprietà degli uomini sulle donne, prima o poi torna a manifestarsi…

…ricorda, figlia, che ciò che appartiene a tutti si svilisce attraverso il vile passaggio di mano in mano…

Dinnanzi a certi scritti ci si trova ad essere impregnati dalle pagine stesse. In La mendicante di vita gli sconquassi e le maree generate dalla povertà siedono a tavola con il lettore, lo scuotono e lo mandano in crisi, perché più si addentra nei luoghi e nei rituali e più scopre che per evitare abusi ci si riesce a fingere cieche, si appura che l’ombra di una donna proiettata su un uomo, in India, è motivo di linciaggio, si intuisce che pure chi la vita non l’ha mai potuta toccare nella sua interezza, diviene ladra di vita.

Ammirevole la speranza, la forza e il rifiuto che una giovane bambina oppone a tanto schifo. Una determinazione che, forse, proviene da un’altra vita, da un altro grembo, da una linfa succhiata altrove.

Scrive di donne non comuni Anna d’Auria. Apre la narrazione con le vicende di Germana, che perde la sua creatura a seguito di un terremoto, e che arriva a Kamala seguendo le indicazioni di una misteriosa donna incontrata su un treno. Il mistero, la bellezza di un fiore, uno specchio d’acqua bastano a donare piccole boccate di ossigeno, in giorni in cui la vita diviene è nulla e si svende ai bordi delle strade.

I nomi figliano dalle ragioni più impensabili e detengono valori differenti, per Kamala il suo è…

…” l’unica cosa che posseggo” …

Un percorso fra le macerie, macerie di guerra, macerie di vita, macerie di umanità che conducono ad un possibile, ad un miracolo, considerando il punto di partenza, che non azzerano le colpe, ma alimentano le speranze, perché è la speranza che muove, tutto e verso tutto, in questa tremenda e bellissima storia scritta da Anna D’Auria.

Nel mentre si scopre che tutto passa per il dolore, anche la difesa, anche il racconto, anche il riscatto.

Un testamento alla speranza che pone ad uscio di ogni capitolo una poesia, quasi a voler affidare ai versi il compito di lenire le brutture, proiettando ad una ritmica esistenziale differente…

…arriva una nuova alba

strie di luce inondano

la finestra della vita e

principiano l’aurora

del novello giorno…

La mendicante di vita non è solo un libro, è una storia, una delle tante che poco si discosta da quelle che ogni giorno vanno in scena in questo mondo malato di abusi. Immane il cammino da intraprendere affinché la parola donna, in molti luoghi, non continui ad essere sinonimo di obbedienza e sottomissione, cammino che non può discostarsi dal sapere, dal conoscere, dalla cultura. 

Cesira Donatelli

LA MENDICANTE DI VITA di Anna D’Auria

(edito Di Carlo Edizioni)

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