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(primo piano)-La banda dell’ape cross

Scritto da redazione

Sulmona,5 febbraio- Non esiste un reato senza un movente, eppure un movente sembra non esserci! Intano Veronica è in un letto d’ospedale malconcia e non sarà facile capire chi l’ha ridotta così!

Alcune comunità possiedono privilegi che poco si apprezzano perché scontati da sempre. La comunità di Fermo da un giorno all’altro perde il sonno, la quotidianità viene minata da episodi di violenza e di soprusi, il ritorno alla normalità non sarà né facile, né indolore.

Patrizia Baglioni affida le indagini, di questo romanzo dal risvolto sociale, all’ispettore Romeo Falco e al suo vice Vittorio, guai ad aspettarsi degli investigatori comuni. Il primo affronta la complessità delle indagini tenendo le mani ad una amica suora, il secondo risente, in positivo, di un accadimento privato.  

 La banda dell’ape cross è una “serra” di giovani adolescenti con tenori di vita differenti, accomunati dalla noia del vivere, sopraffatti da un concetto malsano di gruppo dove non prevale la condivisione di intenti e progetti, bensì  l’accettazione di  quanto imposto, diversamente si viene messi alla porta e derisi. Partendo da questi presupposti, Patrizia Baglioni, intreccia una narrazione accattivante e coinvolgente, che per mezzo di una squadra investigativa scrupolosa finirà per indagare su realtà familiari fatte di vizi e di indifferenze. Con tatto emotivo-descrittivo, passando per le confidenze di una bidella o per l’onestà intellettuale di un’insegnate, riuscirà ad evidenziare alcune criticità del mondo scolastico. Non uno scrivere volto a narrare esclusivamente delle vicende legate al sequestro di Anna e delle sue amiche, bensì un elaborato ampio, volto ad attenzionare   la complessità dei tessuti relazionali e sociali fra adolescenti, tra insegnanti ed alunni e fra le mura domestiche.

Senza essere mai artefatta o scontata la scrittrice delinea il giusto confine fra GIORNALISTI e giornalisti, gli addetti all’informazione e alla cronaca non possono divenire sciacalli in cerca di carcasse.

Non far annoiare il lettore mentre le indagini brancolano nel buio è arte sopraffina. Patrizia Baglioni possiede tale dote, nel mentre ci si questiona su i probabili colpevoli, ci si ritrova in un convento ad attendere la  risposta di Suor Letizia ad una domanda impertinente.

“Hai mai sofferto per il fatto che il tuo abito non ti ha permesso di avere figli”?

Tutto infonde il brivido del non semplice, eppure si è sempre indotti verso la formula che recita

” Credo che le cose siano semplici quando nessuno si impegna a complicarle. Basta volerlo”.

I sorrisi e le ombre si alternano in ogni capitolo, quasi a voler dare allo scritto la libertà di denudare la vita vera, quella poco indagata e spesso mascherata dalla moda di apparire forti e capaci. 

Le battute finali di questa inventiva narrativa hanno il merito di indurre a riflessioni importanti, si è indotti a rivedere la facilità con cui si delinea il confine fra vittima e carnefice, si rivaluta il concetto di esempio inteso come strumento educativo, non si può più negare che i sorrisi tristi sono i peggiori.

Ma poi quanti genitori conoscono realmente il mondo dei loro figli, quanti lo comprendono e quanti sono disposti a chiedersi cosa accade e perché accade?

Ma poi quanti figli conoscono realmente il mondo dei loro genitori, quanti lo comprendono e quanti sono disposti a chiedersi cosa accade e perché accade?

Quando un libro inocula dei quesiti è di per se una garanzia, se lo stile e le vicende messe al mondo contribuiscono ad ampliare orizzonti e intenti relazionali-educativi non si è avuto fra le mani un buon lavoro, ma un signor libro!

Cesira Donatelli

LA BANDA DELL’APE CROSS di Patrizia Baglioni

(La Ruota Edizioni)

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