Sono passati sessantacinque anni da quelle giornate che hanno segnato un passaggio delicato e fondamentale per la storia di questa città che, al di là di ogni altra considerazione ,hanno rappresentato il significato piu’ alto per la difesa dell’orgoglio civico per riaffermare il diritto a costruire una condizione migliore per la propria comunità e sopratutto a difendere le ragioni di una città che non voleva essere abbandonata o dimenticata. A distanza di tanti anni non sarebbe sbagliato per la politica dei nostri giorni riflettere su quella pagina di storia fondamentale per la Sulmona che tutti dicono di volere migliore e piu’ bella.

Sulmona, 30 gennaio-Sessantacinque anni or sono, quel fine settimana di sabato due e domenica tre febbraio 1957, la popolazione di Sulmona, degli altri paesi del circondario, scende in piazza contro l’ennesima spoliazione fra le più colossali della storia della città , la soppressione del distretto militare.
Tutte le categorie sociali, tutte le generazioni, si uniscono per dire basta e ribellarsi all’ennesima spoliazione sulmonese con decisione, determinazione, unità d’intenti. Il distretto militare giunge in città con la legge 28 giugno 1897 n. 225 con il sindaco in carica Gennaro Sardi. Il distretto cittadino serve i circondari di Avezzano e Sulmona; diventa operativo dal 1 gennaio 1898. Alcuni anni prima, esattamente nel 1823, si ha già notizia storica della presenza nella città di Sulmona del secondo consiglio di reclutamento, il quale ha competenza sulle tre provincie degli Abruzzi. In base alla legge 17 luglio 1910 il distretto militare di Sulmona, si procede a ridimensionarlo, diventando centro per il reclutamento e la chiamata alle armi dei militari. Durante la seconda guerra mondiale, esattamente nel 1944, il distretto militare viene allocato nella caserma Umberto Pace nel quale rimarrà sino alla sua soppressione e successivo trasferimento alla città di Aquila. La questione del distretto militare va avanti da due anni e sei mesi, già dall’agosto del 1954, quando si ha notizia che il distretto militare di Sulmona verrà soppresso. Nella seduta consiliare del 19 agosto 1954 il consiglio comunale cittadino inizia a prendere ferme prese di posizioni; in tal momento è Sindaco Ercole Tirone. La situazione, protratta per oltre due anni, vede giungere la nottata dello scippo, quando nella notte fra il 27 e 28 gennaio 1957 il distretto militare viene trasferito all’Aquila. Questa ennesima spoliazione determinerà la sollevazione della popolazione passata alla storia come i “Moti di Sulmona”, “Le Due Giornate di Sulmona”,la “Rivoluzione Borghese”, ed ancora “Jamm’mò”, termine dialettale locale che significa “Andiamo Ora”.

Durante la rivolta è Sindaco il Marchese Panfilo Mazara, che si dimetterà per protesta assieme al consiglio comunale. Nella seduta consiliare del 19 gennaio 1957 si prende la decisione di inviare una commissione a Roma e che, nel caso di fallimento della missione, tutti rassegneranno le dimissioni. Gli eventi con il passare dei giorni, si faranno sempre più tesi, con il nervosismo sociale che inizia ad aumentare. Si giunge alla mattina di sabato 2 febbraio quando il Prefetto dell’Aquila, Dott. Ugo Morosi, giunto in città, viene accolto da grida e forti contestazioni. Egli non lascia Sulmona e, una volta uscito dal Vescovado, dopo la visita al Vescovo Monsignor Luciano Marcante, si reca in comune all’interno dell’aula consiliare di Palazzo San Francesco. La folla inizia a radunarsi sempre in maggior numero dinnanzi il comune, bloccando tutte le vie di fuga al prefetto, chiudendo anche l’ingresso della Rotonda in Corso Ovidio. Seguiranno otto lunghissime ore con il prefetto asserragliato dentro il comune e la folla inferocita la quale tenta di sfondare il cordone delle forze armate per accedere all’interno di Palazzo San Francesco. Il marchese Panfilo Mazara tenta, con ogni mezzo a sua disposizione, di calmare i dimostranti uscendo dalla Rotonda di San Francesco della Scarpa, ma ormai la situazione è degenerata in una rabbia che non si arresta.

Il Marchese Panfilo Mazzara, s’interpone autorevole, previdente, tra le forze dell’ordine e la Sua Gente, Quando il blindato dell’Arma dei Carabinieri, esce dal comune, con il prefetto all’interno, la folla tenta di bloccare l’autoblindo con ogni mezzo a sua disposizione; seguono scontri con le forze dell’ordine e le forze armate, giunte da ogni parte d’Italia, in assetto di guerra. Dal liceo classico Ovidio gli studenti lanciano le tegole dal tetto, contro le forze dell’ordine, le quali rispondono con un uso massiccio di lacrimogeni. La protesta assume le condizioni di una vera e propria guerra civile, con li locali della pretura i quali vengono invasi e devastati dalla folla, con il lancio di mobili dalle finestre; vengono persino divelti i tombini collocati nelle strade da scagliare contro le forze dell’ordine. Si allestiscono barricate in città, si avranno scontri fra i manifestanti e le forze dell’ordine, viene sbarrato il transito di ponte Capograssi; a Piazza XX Settembre si hanno scontri fra manifestanti e le forze dell’ordine. Si hanno feriti dall’una e dall’altra parte e si teme che ci possa scappare il morto. Un’atmosfera che evoca le “cinque giornate di Milano”, con la folla che pronuncia più volte la parole “Resistenza”, resistere contro l’ennesima spoliazione cittadina.
In quelle giornate si formerà anche il Comitato Cittadino di Difesa, quale rappresentante dell’intera popolazione sulmonese, Il comitato sarà l’organo fra i più autorevoli di questa memorabile vicenda sulmonese, i cui componenti saranno in prima linea sin dall’inizio di questa memorabile vicenda della storia contemporanea della città di Sulmona. La soppressione del distretto militare finirà nelle cronache di tutti i maggiori quotidiani italiani; l’Italia intera, finanche le nazioni estere, vengono a conoscenza circa la sollevazione della popolazione della città di Sulmona. Il distretto militare della città ha rappresentato, sin dalla sua collocazione un riferimento preciso per la città ed il territorio La sua soppressione e trasferimento ad Aquila determinerà la ferma, decisa, violenta reazione da parte della società civile. Le due giornate di Sulmona sono ancora oggi oggetto di dibattiti, analisi, ricordo indelebile di quanto avvenuto.
Chiara Del Signore