Torna attuale l’interrogativo gli ambientalisti del Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile dopo l’ultimo rapporto ECCO-

Sulmona, 10 ottobre – “ Ma la centrale di Sulmona e il metanodotto Linea Adriatica sono opere ancora utili per i territori, i cittadini i territori e le imprese italiane?” . Se lo chiedono gli ambientalisti del Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile che aprono una nuova riflessione attorno al problema dopo l’ultimo rapporto di ECCO – centro studi indipendente specializzato nelle analisi sull’energia – dimostra che continuare ad investire su impianti metaniferi può far crescere le tariffe di trasporto fino a più 483% entro il 2050 e a farne le spese saranno famiglie e imprese attraverso un abnorme e immotivato aumento delle bollette.
Lo studio mostra che la domanda di gas in Italia è diminuita in modo strutturale, passando dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 ai 61,9 del 2024. Le ragioni di tale diminuzione, spiegano gli ambientalisti, sono “l’efficienza energetica, l’elettrificazione dei consumi e l’espansione delle rinnovabili, cresciute nello stesso periodo di 16 GW. Per il futuro le previsioni sono concordi: i consumi continueranno a scendere. Il Piano nazionale energia e clima (Pniec) è chiaro: 58 miliardi di metri cubi al 2030, 46 al 2040 e 24 al 2050.
Questo significa – scrive ECCO – che la rete attuale – senza considerare i nuovi investimenti – sarà sempre meno utilizzata e che, pertanto, va da subito applicata la Direttiva UE 2024/1788, che obbliga gli Stati membri a predisporre piani di disattivazione delle reti di distribuzione in caso di riduzione della domanda.
E’ incredibile: a fronte di questo scenario, gli operatori del settore (in primo luogo la Snam che ha in mano il 93% della rete), anziché predisporre piani di dismissione, hanno previsto nuovi investimenti in infrastrutture gas per 13, 6 miliardi di euro. Tra le nuove opere spicca la Linea Adriatica Snam da Sulmona a Minerbio, con un costo di 2 miliardi e 500 milioni, dei quali 180 del Pnrr per la centrale di compressione di Sulmona.
“Il trasporto gas è un monopolio naturale regolato da ARERA – spiega ECCO -, le tariffe di rete coprono tutti i costi sostenuti dai gestori, indipendentemente dall’effettivo utilizzo. Ciò significa che il rischio volume è interamente a carico dei consumatori. Nella Relazione finanziaria 2024 Snam conferma che il 99,5% dei ricavi dell’attività di trasporto è garantito”. “Continuare a pianificare investimenti miliardari in infrastrutture gas significa trasferire rischi e costi enormi sui consumatori – afferma Matteo Leonardi, Direttore e cofondatore di ECCO -. Serve un piano di uscita dal gas coerente con obiettivi climatici e sicurezza energetica, per proteggere famiglie e imprese”.
L’analisi di ECCO prende in esame solo gli aspetti puramente economici delle opere- conclude il documento degli ambientalisti- senza considerare i danni e i costi in termini di devastazione ambientale e di distruzione del patrimonio storico e culturale. Chi risponderà dell’abbattimento di due milioni di alberi lungo la dorsale Appenninica? Chi risponderà dei danni alle economie locali? Chi risponderà dell’inaudito scempio archeologico in atto a Case Pente? “.
E allora che fare si chiedono in molti?
“Abbiamo presentato – rispondono gli ambientalisti del Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile- una decina di esposti non solo sulla illegalità del cantiere, ma anche sulla inutilità, i danni e i rischi sia della centrale che del metanodotto. Perché la Procura non interviene?
Perché il sindaco e l’amministrazione comunale di Sulmona stanno zitti? Perché chi rappresenta il territorio nelle istituzioni continua a comportarsi come le tre scimmiette, non vede, non sente e non parla?“