Home Attualità Le tre facce della violenza

Le tre facce della violenza

Scritto da redazione

Sulmona,1 ottobre- La violenza non dovrebbe avere alcuna faccia, quantomeno dovrebbe vergognarsi del suo volto, vivere in esilio, non avvicinare e circuire nessuno, meno che mai bambini, adolescenti e donne. Viceversa, le notizie di coercizione e brutalità, che ogni giorno subissano la cronaca, le procure, gli apparti di assistenza, le famiglie e le scuole sono infinite, troppe e sempre in crescita.

Non conosce dunque, ritegno e confini, la violenza. Può comparire e radicarsi in famiglia, a scuola e nella società. Stando alla sua mole, pare si sia allenata in palestre multi-attrezzate, ha raggiunto una prestanza fisica che le ha permesso di divenire componente corposa della globalizzazione. In passato gli ambiti in cui la violenza e i suoi tentacoli si estendevano erano più contenuti, oggi hanno caratteri mondiali, globali, spesso interconnessi fra loro. 

Per intervenire e correggere questa deriva lacerante, si abbisogna di strumenti, di competenze e di autorevolezza. A guidare e a instradare tutti, nessuno escluso, verso la piena presa coscienza e l’impedimento di questo fenomeno, viene in soccorso la competenza e l’esperienza di Francesco Longobardi nel libro Le tre facce della violenza. Ad affiancarlo la perizia di Noemy Longobardi. 

L’individualismo e i tanti malesseri di cui questa società, del superveloce e del non senso dell’attesa, si compone, sono i migliori alleati del bullismo e di ogni forma di barbarie perpetrate verso altri e, forse anche verso sé stessi, chi osa non è detto che ne resti indenne. Perché al tutto non si faccia il callo e perché si possa, fieramente, far a meno di vittime e di carnefici, è necessario creare contrasti forti, attraenti e competenti. Da qui la necessità di mettere al mondo associazioni come Medea ODV di cui Francesco Longobardi è presidente.  Medea è la mano tesa, è la vera difesa per le donne vittime di violenza che non sanno o non possono proteggersi.

Subire violenza significa dover vivere a vita con il fiele della paura e dell’insicurezza, marchi indelebili. Il bullismo tende a frantumare l’identità e l’entità di chi subisce e, rivela l’immensa solitudine di che perpetra. Le azioni dirette o indirette che siano, sovente prevedono, complici o spettatori. Quest’ultimi potrebbero fare la differenza, se solo ne avessero le capacità! L’età dei coinvolti spiega, in maniera certosina Longobardi nelle Le tre facce della violenza è compresa fra i 15 e i 19 anni, il loro sistema corporeo si trova, pertanto, in una fase di crescita delicata, da qui disturbi alimentari, da qui il ricorso a  scelte terapeutiche appropriate. Da qui l’urgenza di sentire che è impellente il bisogno di …

…“de strutturare” quelle griglie ideologiche sbagliate, altrimenti non si educa, ma si somministrano nozioni o si impartiscono leggi” …

Francesco Longobardi

Il covid-19 ha premuto il piede sull’acceleratore e le infrazioni e i dileggi alla vita stessa sono schizzati, facendo impazzire il contagiri. Atti di autolesionismo e suicidi sono arrivati in quelle camerette quasi sempre buie, abitate da individui un po’ fragili e da dispositivi elettronici decisi e hanno cominciato a mettere radici. Un’emergenza che si faceva gestante di un’altra emergenza. L’’esperienza e la dedizione del dottore Longobardi, capoverso dopo capoverso lo porta a condividere con il lettore la necessità di una politica del bene e apartitica che, si spenda…

…per dare dignità di cittadinanza al sapere emotivo e riconoscere i sentimenti come una parte fondamentale dei processi di conoscenza…

Iniziare prima che i fatti e le azioni diventino reati, sarebbe cosa buona e giusta! La non violenza deve essere lo “svezzamento dei bambini”, un menù a base di parità, equità e rispetto alleverebbe uomini e donne veri, non esemplari inclassificabili. Si può definire un’opera a due intelletti Le tre facce della violenza, dove l’acume femminile di Noemy Longobardi e la specialistica di Francesco Longobardi, fanno emergere nitidamente l’impellenza di educare senza risparmiarsi, con continuità, mettendo in atto una vera e propria staffetta fra scuola, famiglia e ambiti sociali. Non basta educare a denunciare, serve educare a non commettere, pertanto uomini al centro del tutto, uomini da coinvolgere. Essere genitori non può continuare a combaciare con l’essere social, iper-impegnati e poco autorevoli, dovrebbe far il paio con il poco permessivismo e con sacrosanti e fermi NO. Avere un “antagonista” infonde personalità!  Si abbracci la noia, e se ne scopra il valore intrinseco. I genitori di una volta, pur avendo come priorità il cibo da mettere a tavola e la racimola della legna per l’inverno, educavano di più. Non ci si illuda che i propri figli sappiano fin da piccoli cosa vogliono, altrimenti gli adulti che ruolo avrebbero se non quello di indirizzare? Inteso con cognizione specifica ed evolutiva per ogni età. 

Le rotte da invertire sono tante, per fortuna le alternative valide e valevoli sono varie, un ruolo di primo paino spetta allo sport. Educare alla pratica sportiva non è solo un dovere costituzionale, e questo dovrebbe, già, bastare, è la medicina più efficace contro la patologia, quasi cronica, della violenza. Chi imbarca sport nella nave della propria vita salpa verso porti sani e virtuosi. Robusta la collaborazione, che emerge nel capitolo Gli aspetti psicologici del dover stare chiusi in casa, fra Medea e le associazioni sportive. L’aria aperta, il rispetto delle regole, la socializzazione, la lealtà, sono antidoti efficaci contro il veleno della violenza. Crescere con regole chiare, spiegate e condivise forgia una persona rispettosa del prossimo, amante della libertà propria e di quella altrui. Educare bene e al bene implica, la volontà di educare, primariamente, sé stessi. Si infonde ciò che si è!

Facebook, ha le sue colpe. Vide la luce con il ruolo di luogo di confronto e di indagine. E’ cresciuto in fretta, disconoscendo le regole del buonsenso e del rispetto, allo stato attuale è un concentrato di pettegolezzi, di aggressività, dove si cerca spudoratamente il protagonismo e la prevaricazione. Responsabilità fanno capo, anche, a qualche docente…

…di fronte a tanta arroganza e presunzione, il docente-tipo si è rifugiato in ruolo meccanicistico di trasferimento di informazioni, non differente da un download dalla rete…

La violenza ce la si ritrova dentro, viene trasfusa come una sacca di sangue, basta vederla, sentirla, respirala e prima o poi la si scopre abitante delle proprie mani, della propria mente e della propria voce. A soffiare sul fuoco delle varie facce della violenza, è il silenzio, ciò che si tace cova. La vittima lasciata decantare nell’indifferenza, approda all’ inadeguatezza, alla colpa, all’insicurezza, questo è il cinque che serve al carnefice per reiterare. Le forme di disperazione che possono vivere le donne sono infinite, soprattutto quando non hanno indipendenza economica o libertà sociale, da ciò la vendita del proprio corpo. Molte vi arrivano perché ingannate, altre per una scelta dettata dal poco amor proprio, altre ancora, per disporre di una ricarica telefonica. Donne abusate, incise, martoriate e annullate in luoghi squallidi, in luoghi di nessuno. Indiscutibile il passaggio di Francesco Longobardi, in Le tre facce della violenza in  cui afferma…

…non riesco a comprendere le persone quando affermano che fare la prostituta sia il mestiere più antico del mondo. Ritengo, invece, che sia la violenza verso le donne la più antica del mondo…

Assolutamente moderno e senza storia è l’identificativo di “ragazzi o ragazze doccia” i quali, spesso fanno sesso nei bagni delle scuole, tutti i giorni con alternanze disinvolte. Pensano sia cosa semplice, proprio come farsi una doccia, sottovalutando, alla grande, il danno che creano e che si creano. Si scelgono in base alla “solvenza economica” che possono vantare.

In Le tre facce della violenza Francesco e Noeny Longobardi si “dissanguano” per spiegare scientificamente e umanamente che, può esserci, ancora, una speranza, ma va voluta, va rincorsa e va catturata con coraggio. Bisogna che siano gli adulti, di ogni ordine e grado, a sequestrare loro stessi e a pagare di tasca propria il proprio riscatto, in cambio di una vita fatta di più presenza, di minore individualismo, di maggiore condivisione, di una integrativa e consistente fetta di autorevolezza. 

La violenza percorre le strade che gli vengono rese sicure e dalla buona viabilità. Per una volta tanto, sarebbe opportuno creare cantieri di sport, di associazionismo, con l’unico obiettivo di portare sul podio I tre volti della non violenza, rintracciabili in più famiglia, in più scuola, in più società.

Cesira Donatelli

Leggi anche

Lascia un commento