– ma della politica e dell’amministrazione penitenziaria centrale. –

Sulmona,29 settembre- Si è tenuta questa mattina , unitamente al Segretario nazionale Mauro Nardella e al Provinciale Gaetano Consolati, la prevista “ispezione” sindacale ad opera del Segretario Generale del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria Spp Aldo Di Giacomo. È un quadro a tinte fosche quello che si è presentato agli occhi dei tre sindacalisti intervenuti.
A riguardo della struttura , hanno spiegato i sindacalisti, da segnalare l’irregolarità relativa all’inadeguatezza dei vecchi reparti i quali risultano obsoleti e per nulla rispondenti ai voleri del regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario giacché mancano le previste (da oramai 25 anni) docce e l’acqua calda nelle celle.
I vecchi reparti si presentano con infiltrazioni di acqua, di circuiti elettrici che sovente vanno in tilt, di vani docce da terzo mondo per via della mancanza di areazione capace di dissipare muffe catalizzanti l’insalubrità dei vani stessi; di termosifoni che, complice la vetustà degli impianti idraulici, vecchi più di 40 anni, potrebbero lasciare, cosi come accaduto in passato, i detenuti senza riscaldamento obbligandoli, onde poter consentire il ripristino della loro funzionalità, a ricoveri di fortuna.
Il nodo degli organici rimane attuale nella sua assoluta drammaticità. Arriveranno presto 21 unità in più, ancora poche rispetto alle 60 mancanti che il Cnpp-Spp perora come numero e che non è dato sapere se tutti giungeranno in terra d’Abruzzo o andranno, come sempre accade in caso di mobilità, ad occupare posti in altri contesti quali uffici dipartimentali, Gruppo operativo mobile, Gio, Gir, Nic, Nir, etc.

Servirebbero medici, psicologi, fisioterapisti, infermieri, OSS, ragionieri, addetti alla manutenzione degli impianti ancora troppo pochi per garantire stabilità al sistema.
Tornando alla logistica mancherebbero all’appello, due nuove cucine visto che, per legge, ce ne vorrebbe una ogni 200 detenuti; non c’è un adeguato reparto per multivideoconferenze atteso che le 5 aule utilizzate per le udienze a distanza già oggi risultano insufficienti (allo scopo potrebbe essere utile il riattamento del reparto ora riservato agli incompatibili Collaboratori di giustizia e che andrebbe ovviamente chiuso); non c’è un adeguato numero di uffici e di mezzi per la traduzione dei detenuti da un luogo all’altro; ci vorrebbe un ospedale cittadino più attrezzato;
un numero di forze dell’ordine esterno del carcere più cospicuo (a tal proposito ci si chiede se di questo al Comitato Provinciale per l’ ordine e la Sicurezza se ne sia discusso).
La mancanza di grate alle finestre delle celle favorisce l’introduzione, a mezzo droni, di oggetti non consentiti (telefonini, droga e possibili armi…) il passaggio degli stessi da un piano all’altro e l’accumulo di immondizia negli spazi sottostanti le celle.
Il reparto colloqui così come quello della logistica (sopravvitto e cucina detenuti), risulta troppo scarno di personale e spazi per dirsi adeguato alle aspettative di tutti.
Il posto dove trovasi l’istituto favorirebbe l’implementazione di jammer per cui è difficile accettare che non ancora se ne vedono applicati in struttura.
Va assolutamente favorito il trasferimento immediato dei detenuti che si rendono autori di gravi gesti. Spesso accade che o non vengono affatto tradotti altrove oppure se avviene lo si fa con enorme ritardo. La situazione non è bella per niente.
Il tutto si regge sulle qualità umane di un personale professionale e abnegato.
Condizioni che portano a pensare che non è il comandante di reparto a rendere la vita lavorativa maledettamente difficile e al limite del collasso ma le dimenticanze, le omissioni e l’assoluta inadeguatezza strutturale che caratterizza l’intero istituto che altro non sono che conseguenze dirette di una mala politica oltreché di una cattiva gestione dell’ amministrazione centrale.
La domanda quindi nasce spontanea… perché trasferire il comandante proprio ora che si ritrova ad operare con due validissimi commissari, ai quali va il nostro plauso per l’intelligenza e le capacità umane e professionali possedute e proprio ora che per motivi sanitari e familiari avrebbe assoluto bisogno di non allontanarsi dal luogo di sua abituale dimora?