Home Prima Pagina “Una notizia che accelerò la nostra maturazione”

“Una notizia che accelerò la nostra maturazione”

Scritto da redazione

Strage di Capaci: Pierluigi Biondi principia così davanti agli studenti della sua L’Aquila

L’AQUILA– La parola farcela, nella sua forma riflessiva del verbo fare, insieme all’aggettivo maschile giovani, ha marchiato la Giornata della Legalità tenutasi  a L’Aquila. Gli accadimenti sono stati possibili nell’ambito del Premio Borsellino, le pronunzie farcela e giovani sono divenute, rispettivamente, curatrice e custode della manifestazione di successo laureatasi con il titolo “La memoria è impegno”.  Non basta ricordare, si deve apprendere il contrasto al malsano, ci si deve sporcare degli esempi valorosi.

Se è vero, com’è vero, che impegno dev’esserci, dove lo si può contrarre se non all’interno dell’Auditorium del Parco dell’Aquila? Il verde del parco, colore primario e testimone del periodo vegetativo di ogni forma di vita, insieme ai colori vivaci che, caratterizzano la facciata esterna dell’Auditorium, singolari metafore e similitudini, di ispirazione alla vita, soprattutto alla vita libera.

La parola libertà, spina dorsale di ogni intervento, oggi è, certamente, seduta al banco con gli studenti che, ieri hanno riempito gli spalti della struttura. Tanti e provenienti da vari istituti superiori del capoluogo di Provincia, tutti attenti e spesso con gli occhi lucidi, hanno preso parte all’incontro dedicato al 33esimo anniversario della strage di Capaci.  

Ad aprire i lavori e a presentare le competenti figure intervenute, Leo Notari, presidente dell’Associazione Società Civile. Il Notari possiede formazione e capacità per rendere, ogni incontro educativo e formativo, speciale e concreto. Ha ricordato che L’Aquila non dimentica e che è garanzia di presenza, ogni qual volta si tratti di onorare, ricordare, educare e formare. Ad occupare con pieno merito le quattro poltroncine nere nel cuore del Auditorium, il Prefetto Direttore reparti speciali Polizia di Stato Renato Cortese e presidente del Premio BorsellinoLuigi Savina già vicecapo della Polizia di Stato, l’imprenditore testimone di giustizia Luigi LeonardiDon Maurizio Patriciello parroco di Caivano e giornalista.

Arriva tutta la forza delle parole con cui il primo cittadino Pierluigi Biondi, consegna agli studenti presenti il concetto di una L’Aquila che, a determinate condizioni, vuole fortemente essere modello di legalità. Il 23 maggio del 1992 il sindaco Biondi non era che uno studente, proprio come a quelli a cui si è rivolto ieri, pronto a festeggiare il diciottesimo di un suo amico. Bastò un boato a fermare una nazione, in un secondo erano stati fatti brillare per aria uomini di stato, scorta, leggi, identità, moralità e costituzionalità. Chi come don Maurizio voleva semplicemente fare il parroco o chi come Luigi ambiva ad essere solo un imprenditore, dopo certi, fatti si trova a compiere battaglie identitarie e di libertà, di cui si deve tener conto e che vanno imitate. Pierluigi Biondi racconta come dopo i fatti di Capaci la sua generazione visse un processo di maturazione accelerato. Pochi minuti prima alla mia domanda:

  • Legalità e cultura due parole sovrapponibili, che guardano alla crescita di L’Aquila e non solo. La sua amministrazione si fa portavoce di questo messaggio e lo pone a base del proprio agire. Che giornata è questa? 

Pierluigi Biondi rispondeva,

è una giornata soprattutto rivolta alle giovani generazioni, non è solo giornata di memoria e di ricordo, è soprattutto una giornata di monito. Vogliamo suscitare la curiosità dei ragazzi, affinché conoscano certi fenomeni e certi periodi per far sì che loro siano i custodi dell’integrità, del rispetto delle regole, costruendo insieme alle istituzioni una società più giusta, più trasparente e più moderna. 

Segnale importante e conferma di un agire governativo determinato, continua Pierluigi Biondi, la nomina del senatore Etelwardo Sigsmondi a membro della Commissione Antimafia. La mafia è schiavitù, la mafia è il contrario della libertà.

Il senatore Sigsmondi, a sua volta, sottolinea l’importanza di non credere la mafia lontana dal nostro quotidiano, in varie forme e in maniera diretta o indiretta lambisce ciò che ci circonda. Ha cambiato i suoi modi di pronuncia, ma esiste! Oggi non più stragista, ma infiltrata subdola e dannosa. Servono istituzioni che contrastino massicciamente e con competenza. 

Dove i dettami spettano alle mafie, l’impresa arretra, non prospera, non attrae flussi economici, non crea ricchezza ed occupazione, ha spiegato Antonella Ballone presidente della Camera di Commercio del Gran Sasso.

Applausi, lacrime e sgomento ha creato la testimonianza di Luigi Leonardi. Trovarsi dinnanzi ad un imprenditore che ha dovuto rinunciare a fatturati importanti, che ha dovuto licenziare, che si è giocato, per 14 anni, il rapporto con la propria madre, per aver detto “io non pago!”, non è facile.  Non pago chi non hai voglia di lavorare e che con la violenza sottrae a me i miei sudori. Luigi è figlio di una famiglia e di una terra dove il pizzo è quasi il DNA del tutto. 

 Per il suo sogno di essere imprenditore ha dormito in macchina, ha sofferto la fame, ha subito torture, è stato umiliato dentro la sua attività, da ragazzini di 15 anni armati, spregiudicati ed obbedienti solo alla forza della violenza. Finanche una semplice canna non è solo una canna ma, è un tributo economico alla malavita, al delinquere che, infetta le vite di tutti e le piega fin nel midollo. Commuove e si commuove Luigi Leonardi, quando si rivolge alla sua scorta e dice:” non sono sbirri, sono padri, uomini, con ideali alti. Luigi incontra migliaia di giovani ogni anno, porta loro la testimonianza della sua scelta e della sua lotta contro la mafia. Duole scoprire che ha scelto di non avere figli, ha scelto di non fornire vittime ai suoi nemici. Spesso insieme a padre Maurizio Patriciello visitano le stesse scuole, in nome degli stessi ideali. Padre Patriciello, davanti alle bare bianche che ha dovuto accogliere davanti al suo altare ha, sempre, parlato della sconfitta di tutti.

Non basta una chiesa gremita e i tanti palloncini bianchi per alleviare l’uccisone di un bambino, la sconfitta è comunitaria è collettiva. Con qualche intercalare dialettico, forte nei toni e nella gestualità padre Maurizio sottolinea come Caivano, per 40 anni, sia stata lasciata sola, come certe zone franche siano il risultato di agganci e connivenze politiche. D’altronde noti pentiti hanno ammesso che senza la sponda della politica, i clan, sarebbero rimasti semplici bande di paese. Tutto senza generalizzare, ma sempre tenendo a mente le istituzioni e i militari che, si distinguono per la lotta alla criminalità.  La verità afferma, il parroco di Caivano è che le guardie e i ladri non devono mai mescolarsi. L’aiuto del governo Meloni, vi è stato, la presidente del consiglio ha risposto prontamente alla mia chiamata e, pazienza se questo mi è costato le etichette di “fascista”, per voce di chi poco comprende le giornate che si possono consumare a Caivano. 

Al Prefetto Savina sarebbe bastato dire che nel 1989, in Sicilia si contavano 120 omicidi l’anno per mano mafiosa, Cosa Nostra poteva permettersi di ammazzare sin dentro le carceri. Falcone e Borsellino con i loro stretti collaboratori, avevano compreso che le cosche andavano svuotate dal loro interno, già Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, assassinato dalla mafia, aveva intuito che andava seguito il denaro per infiggere defezioni alla mafia. Pienamente d’accordo il Presidente del Premio BorsellinoRenato Cortese. La sua esperienza nelle forze di polizia a servizio dello Stato, lo porta ad affermare che la Sicilia di oggi è cambiata. Quella di oggi non è più la Sicilia dello “Stinnicchio” è la Sicilia dei lenzuoli bianchi, è la Sicilia che plaude alle catture dei super latitanti. La cattura di Giovanni Brusca fu un segnale importante, lo Stato esiste e cattura! Andarono svanendo i processi a gabbie vuote e si cominciò ad affermare un concetto più forte di possibilità, di riscatto e di rinascita.

Parlare di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone e pensare al prezzo che hanno pagato loro, le loro famiglie, le loro scorte e tutti i difensori della legalità, uccisi per mano stragista o mafiosa resta complicato. A instillare fiducia i sette giovani magistrati, presenti all’evento, i quali nei prossimi giorni prenderanno strade diverse, ma tutte orientate alla tutela della libertà e dei diritti che le appartengono. La loro presenza è stata fortemente voluta da Pierluigi Biondi, loro incarnano la legge, lo Stato, la legalità, la libertà di pensiero e d’azione che spetta ad ogni uomo e ad ogni donna. 

Diritti e doveri devono darsi la mano, dove esiste il diritto di essere liberi sussiste il dovere di proteggere la libertà ogni giorno.

Ambire a rendere la propria città modello di legalità è l’impegno più bello che un sindaco possa prendere. Pierluigi Biondi, ieri, lo ha fatto davanti ad una platea di ragazzi pieni di sogni e speranze che, potranno fiorire solo se per le strade di L’ Aquila e di tutta Italia si respirerà libertà, cultura e legalità. Le parole del primo cittadino sono semina sana e robusta per l’unico futuro che l’Italia e i suoi figli meritano. Quell’Italia che grazie ad imprenditori forti, uomini di Stato integerrimi, parroci, cittadini, magistrati, politici e giovani incontaminati non si è mai rassegnata alle mafie.

Cesira Donatelli

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