Home Prima Pagina Bugnara: capire la nostra emigrazione per costruire un futuro migliore

Bugnara: capire la nostra emigrazione per costruire un futuro migliore

Scritto da redazione

 Un fenomeno che fa  riflettere, appassionare e commuovere anche i giovani. L’occasione è stata offerta ieri sera dalla nuova iniziativa per la ‘Primavera dei libri’ promossa del Centro Studi e Ricerche ‘Nino Ruscitti’ e grazie alla presenza di due attenti studiosi e ricercatori del fenomeno come Geremia Mancini e Massimo Tardio

Bugnara, panorama ( particolare)

Bugnara,4 maggio– Radici e emigrazione, storie di una terra lasciata e dei suoi figli che mai l’hanno dimenticata. E ancora, storia, ricerca e riflessioni sull’importanza della riscoperta delle radici, anche familiari e di una comunità che non deve dimenticare i sacrifici e le vicissitudini del passato.  Questo è stato il tema  affrontato ieri a Bugnara  in occasione del nuovo  appuntamento della rassegna “La Primavera dei libri” 2025promossa dal Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti”. 

L’iniziativa ideata nell’ambito del Patto della lettura di Bugnara, rientra nel progetto nazionale “Il Maggio dei Libri” ed è realizzata con la collaborazione della Libreria Ubik di Sulmona, La Fondazione Pascal D’Angelo, l’Università della Libera Età di Sulmona e il Comune di Bugnara che ha ricevuto il riconoscimento di “Città che legge” per il triennio 2024-2026.

Presenti all’evento Geremia Mancini, presidente onorario dell’associazione “Ambasciatori della fame”, da anni impegnato nella riscoperta delle storie degli emigranti abruzzesi; il Dott. Massimo Tardio della Fondazione Pascal D’Angelo, impegnato nella raccolta documentale e nella valorizzazione del poeta abruzzese simbolo dell’emigrazione negli Stati Uniti.

Geremia Mancini e Massimo Tardio nel corso dell’incontro di ieri sera

Intervenuto anche il Presidente del Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti” Matteo Servilio che ha speso delle parole introduttive per presentare gli ospiti ai presenti.

“L’incontro di oggi è incentrato sul tema dell’emigrazione. Abbiamo qui con noi Geremia Mancini e Massimo Tardio, studiosi e ricercatori dell’argomento e che possono dare alla comunità quel senso e quel valore storico che negli anni si è perso”.

“L’emigrazione è nel genere umano. L’uomo da essere onnivoro riesce ad adattarsi in tutti i posti. L’uomo viaggia, si muove. La motivazione alla base della scelta di emigrare non è solo la fame o la mancanza di lavoro. Le motivazioni possono essere anche politiche. Ad esempio, durante il fascismo si parla della grande emigrazione degli intellettuali perseguitati. Le motivazioni cambiano da zona a zona. L’emigrazione non si può leggere in modo univoco. Non si può generalizzare. Riguarda le persone, le famiglie, le comunità. Abbiamo una memoria, anche familiare, molto flebile. Chiediamoci cosa faceva nostro nonno, dove è nato, cosa succedeva a quei tempi e perché.” ha spiegato il Dott. Massimo Tardio. 

Nel corso dell’evento si è ricordato il dolore, il sacrificio di persone che, anche e soprattutto in giovane età, hanno intrapreso un viaggio con l’amara consapevolezza di non riuscire in futuro a rivedere la patria e la famiglia. Una patria madre-matrigna alla quale attribuire gioie, lacrime, teneri ricordi e spinosa abnegazione. 

Mancini e Tardio ( a dx) a Bugnara per l’incontro sulla’ nostra emigrazione’

“Sono nato a Manoppello, terra che ha dato tanto all’emigrazione – ha affermato Geremia Mancini – Una zona legata alle sofferenze della tragedia di Marcinelle

(Un incendio avvenuto l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier in Belgio a causa della combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. Morirono all’incirca 262 lavoratori di cui ~136 italiani). Questo vicenda mi ha fatto molto appassionare alla vita sindacale poiché la mia prima voglia è stata quella di restituire loro una patria. 

Molti partivano e lasciavamo in Italia il padre, la madre, senza mai più rivederli. E poi si ricordano anche coloro che ce l’hanno fatta. L’emigrazione abruzzese ha dato tanto, spesso anche in silenzio. Gli emigranti non hanno mai dimenticato l’Italia. I dialetti che qui non si parlano più, loro li parlano ancora. Molti figli e nipoti all’estero portano il nome del santo del paese d’origine”. 

Chiara Del Signore

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