Sulmona, 29 novembre- “La Commissione vigilanza del Consiglio regionale sul raddoppio della ferrovia Roma-Pescara riunitasi con comitati cittadini e, per la prima volta dopo sette mesi di richieste, Rfi, è stata un eccezionale luogo di confronto sulla possibilità di un’inversione del progetto, facendolo partire dalla Marsica verso Roma, dove il raddoppio è non solo utile per l’utenza maggiore della linea, ma avrebbe meno impatto che nei lotti che vanno dalla costa al Morrone. Questa proposta è stata accolta con attenzione anche dai colleghi consiglieri di maggioranza presenti, quali Verrecchia, Mannetti e Luigini e sul tema torneremo a confrontarci in ulteriori sedute della Commissione al fine di prendere in considerazione tutti gli aspetti”, riferiscono il consigliere Pd Antonio Di Marco che aveva chiesto la seduta sul tema ferrovia e il presidente della Commissione Vigilanza, il consigliere Pd Sandro Mariani.
“Da proponente di questa inversione del cantiere di realizzazione dell’opera, facendolo partire dalla Marsica e verso Roma, anziché da Pescara, devo innanzitutto riscontrare che tale eventualità, condivisa con il comitato Comferr, è stata ascoltata con grande attenzione da Rfi, presente con il Rup del progetto – spiega Antonio Di Marco – . La soddisfazione maggiore registrata è il sì a valutare ulteriori proposte di modifica, a condizione che il progetto si realizzi, ma senza distruggere abitazioni e fabbriche e, soprattutto, senza ledere il rapporto con i territori che attraverserà, come accade invece con Manoppello, San Giovanni Teatino, Chieti. Facendolo partire dalla Marsica e da un territorio che usa di più la tratta verso Roma sia per passeggeri e sia merci, è un vantaggio anche nei tempi, perché quel versante dell’opera non prevede sventramenti di residenze e attività e può procedere più spedito “
La Commissione si aggiornerà anche per ascoltare la presidente dell’Aca, perché se si continua con l’attuale tracciato, quando si arriverà al Morrone la situazione peggiorerà, visto che perforare le sue falde acquifere significherà lasciare senz’acqua Chieti e Pescara. Non solo: il tratto verso l’area Peligna prevede anche l’eliminazione delle stazioni di Bussi e Popoli e, considerato che Rfi tiene alle utenze, ad esempio per il lotto 1 la stazione di Manoppello, è incomprensibile accada il contrario nel prosieguo del progetto. Ho molto apprezzato la disponibilità di Dolfi a dialogare con noi e le parti interessate e sono certo che il tavolo di ieri aprirà a un confronto più adulto e di livello per comprendere le difficoltà attuali che impatterebbero fortemente sulla Val Pescara e che, invece, una diversa visione dell’opera porterebbe benefici reali e attesi se Rfi partisse da Roma e verso l’Abruzzo, com’era peraltro previsto dai piani precedenti all’attuale stesura”. “Quello di ieri è stato un lavoro istruttorio extra e importante, che continuerà – sottolinea il presidente Sandro Mariani – , finalmente abbiamo avuto un confronto con comitati cittadini, consiglio regionale e Rfi e la Commissione ha esercitato un valore aggiunto per il territorio e la gente, per questo continueremo a parlare dell’argomento.
La discussione sul raddoppio è importante per la vita dei nostri territori e il confronto finalmente ottenuto con RFI, serve anche a far vedere che le istituzioni ci sono, sanno discutere e trovare soluzioni alternative. Ci saranno aggiornamenti come promesso, che toccheranno anche altri aspetti dell’opera, ma il messaggio che vogliamo veicolare è che la Regione c’è, perché era stata messa al margine e in discussione anche il suo ruolo importante ruolo di rappresentanza della comunità”.
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Ricordo da ragazzo quasi 50 anni orsono , con Papà che era imprenditore e stava facendo lavori di bonifica ai piedi delle montagne di Balsorano per conto dell’ allora Ente Fucino, con gli ingegneri direttori dei lavori- uno era di Civitella Roveto- durante una colazione di lavoro in ristorante, c’era insieme anche Dosa Toselli, e, per caso si discuteva degli effetti economici in Abruzzo del recente tunnel del Gran Sasso. Essendo noi di Sulmona, gli ingegneri di allora (che avevano le mappe topografiche tutte cartacee, non esistendo al tempo internet) sapevano e dissero che la distanza Da Balsorano a Sulmona è un tunnel di 30 Km.
Questo è il futuro d’Abruzzo nei prossimi decenni con le nuove tecnologie esistenti: tunnel lineari per una linea TAV di bassa quota che cambia versante ada Pescara a Ceprano in trenta minuti ed altri 30 minuti per arrivare sia a Roma che a Napoli. Altro che spaventare i cittadini con la prospettiva che se traforano il Morrone chissà per quale strano evento rimarrebbe l’intera Pescara assetata senza più acqua potabile.
Il tunnel del Brennero è imminente. A Genova le discussioni dei vecchi ( che ancora si scappellano e pagano le regalie allu Signore come durante il medioevo e il fascismo, ma che comunque di lavoro ci capiscono) sulla insufficienza delle banchine del porto sono diventate spiacevolmente note anche per gli interventi giudiziarii, e ciò di più con la altra imminenza dei Giovi che si collegherà con il porto di Rotterdam. Certamente con le nuove infrastrutture i porti validi italiani diverranno più attrattivi per i prodotti europei verso i grandi mercati asiatici. Quindi una TAV per treni merci lunghi 800mt che arrivi a 200/250kmh dal Brennero sino a Napoli o sino a Gioia Tauro non può gravare soltanto sulla direttissima Roma-Milano ma anche su prudenti percorsi alternativi. Dimodoché le merci del centro Europa hanno la comoda possibilità di essere imbarcate a poche ore di viaggio, sino a Gioia Tauro che è quasi all’imbocco di Suez. È questo non sembra poco. Perciò se si debbono fare opere pubbliche, che siano buone da avere un utile futuro. Salire alle quote di Avezzano od a L’Aquila da Pescara, con le acquisite velocità appare inutilmente ottocentesco.