
Sulmona, 2 marzo -Sono stati annunciati questa mattina presso l’Istituto Tecnico Statale “Aterno-Manthonè” di Pescara le terne delle opere finaliste della XVII edizione del Premio nazionale di cultura Benedetto Croce di Pescasseroli.
Il Premio, istituito nel 2005, omaggia una delle più influenti personalità della filosofia, nato a Pescasseroli nel 1866. In questi quasi 20 anni di carriera, la manifestazione ha percorso la strada della cultura incontrando numerosi scrittori di prestigio e stimate case editrici. Nonostante il forte richiamo alla terra Abruzzese, il Premio Benedetto Croce consegue una forte risonanza in tutta Italia, coinvolgendo centinaia di studentesse e studenti che dalle scuole partecipano agli incontri culturali e soprattutto operano nelle numerose giurie popolari di cui fanno parte anche adulti di università popolari, detenuti carcerari e alcune associazioni culturali.
Per la Narrativa concorreranno Michela Marzano con “Stirpe e vergogna”, Rizzoli; Fabio Stassi con “Mastro Geppetto”, Sellerio; Laura Imai Messina con “Le vite nascoste dei colori”, Einaudi.
Per la Saggistica i finalisti sono Emanuele Fiano, “Il profumo di mio padre”, Piemme; Raffaella Scarpa, “Lo stile dell’abuso”, Treccani; Michele Salvati e Norberto Dilmore, “Liberalismo inclusivo”, Feltrinelli.
Per la Letteratura giornalistica una quaterna: Goffredo Buccini, “Il tempo delle mani pulite”, Laterza; Giovanni Rinaldi, “C’ero anch’io su quel treno”, Solferino; Paolo Valentino, “L’età di Merkel”, Marsilio; Mirella Serri, “Claretta l’hitleriana”, Longanesi.
L’incontro, moderato dal Dirigente Scolastico Michela Terrigni, tenutosi in modalità mista, ha segnato l’inizio del lavoro delle 41 giurie popolari.
L’edizione corrente comprende l’attività di 37 case editrici partecipanti, 63 opere proposte, 41 giurie popolari, in Abruzzo e nel resto d’Italia e oltre 2.000 giurati popolari coinvolti nella valutazione.
La scrittrice Dacia Maraini, orgoglio di Pescasseroli, ha disquisito sulla poetica di Pierpaolo Pasolini in memoria del centenario dalla sua nascita, in occasione del quale ha pubblicato il volume “Caro Pierpaolo”, Neri Pozza editrice. La Maraini e Pasolini ebbero un forte rapporto di amicizia brutalmente interrotto a causa della tragica scomparsa dello scrittore nel 1975.
“Probabilmente ucciso dalla peggiore politica del nostro Paese, Pasolini aveva la consapevolezza di una cultura italiana proveniente dalla vita contadina che stava crollando a favore di un mondo fondato sulla merce in cui l’essere umano si compra e si vende. Pasolini era un osservatore critico della società in cui viveva. Era stimato da una parte della popolazione e isolato da un’altra fetta della società in quanto considerato scomodo. È un processo utilizzato dai potenti del Paese, prima viene denigrato, poi isolato e infine eliminato. Tutta la sua vita è stata una ricerca della genuinità, sincerità, onesta; un qualcosa che secondo lui esisteva nel mondo contadino e il mondo borghese stava distruggendo. Pasolini affermava che la sua unica violenza è la violenza della ragione. La coscienza viene stimolata dal rapporto con gli altri, noi non siamo soli. L’etica si forma nell’equilibrio del rapporto con gli altri”. Una dissertazione multiforme che ha toccato tutte le sfaccettature della poliedrico scrittore, spesso poco stimato per via delle sue polemiche giornalistiche tanto indisponenti quanto illuminanti. Quella luce che lo ha spento in modo coatto proprio per la stessa ragione di esistere.
In seguito, Dacia Maraini ha dato ampio spazio ad un proficuo colloquio con gli studenti della scuola pescarese. Lo scambio di idee ha evidenziato il già conosciuto modus operandi della scrittrice che accorcia le distanze tra le diverse generazioni a favore di una passione comune: la cultura, affinché passato e presente non si perdano di vista nell’ottica di un futuro consapevole, ora più che mai.
Chiara Del Signore