Home Economia La dinamica delle imprese in provincia dell’Aquila e nel territorio peligno tra il 2013-2020.Troppe fughe.

La dinamica delle imprese in provincia dell’Aquila e nel territorio peligno tra il 2013-2020.Troppe fughe.

Scritto da redazione

La fotografia della realtà peligna ( ma anche provinciale) emerge  dall’ultimo rappporto del prof. Aldo Ronci con tante conferme ma anche delle sorprese

Sulmona,30 marzo- La perdita di 2.701 imprese in Abruzzo tra il 2013 e il 2020, che in valori percentuali  stata pari a tre volte quella italiana,   da ascrivere in larga misura al settore dell’artigianato ed   determinata soprattutto dall’andamento di due attività  economiche:le costruzioni che, in valori percentuali, flettono in misura doppia rispetto al valore medio nazionale; le attività  di alloggio e ristorazione che, in valori percentuali, crescono la metà  di del valore medio italiano.

Le province registrano dati disomogenei. L’unica provincia che cresce   Pescara trainata:dagli alti incrementi percentuali realizzati nelle attività  di alloggio e ristorazione,nelle attività  immobiliari e nei servizi alle imprese, dall’incremento nel commercio che, anche se modesto,   comunque in controtendenza con il consistente decremento nazionale.

Sono disomogenei, spiega il prof. Ronci, anche i dati dei territori della provincia dell’Aquila in quanto il Territorio Peligno, la Marsica e l’Aquilano descrescono mentre l’Alto Sangro cresce.Il Territorio Peligno   quello che soffre di pi  con una flessione di imprese del 4,45% pari a 6 volte il dato nazionale, seguono la Marsica con il 3,87% e l’Aquilano con il 2,15%.

Le variazioni delle imprese delle 3 Valli del Territorio Peligno sono state molto diverse tra loro. L’unica a subire un pesante decremento   la Valle Peligna che flette del 4,99% valore pari a 7 volte quello nazionale.

La forte flessione della Valle Peligna   dovuta al commercio che registra un decremento pari a due volte e mezzo quello nazionale, alle costruzioni che segnano una decrescita pari al doppio di quella italiana e alle attività  manifatturiere che annotano una diminuzione che supera del 50% quella nazionale.

La Valle del Sagittario e la Valle Subequana registrano lievi decrescite rispettivamente del 2,17% e dello 0,43%.Dai dati esposti sulla dinamica delle imprese e dai dati sullo spopolamento l’Abruzzo nel complesso, le Province e i territori, sono tutti in uno stato di sofferenza e il Territorio Peligno piu’  degli altri.

La causa della vistosa e allarmante perdita di imprese in Abruzzo, nelle Province abruzzesi e nei territori delle province, e ancora di piu’  nel Territorio Peligno   causata, in massima parte, dal calo demografico. A causa del decremento della popolazione l’economia ha a disposizione milioni di euro in meno l’anno destinati per la quasi totalità  al consumo di beni e servizi e la cui mancanza determina il calo delle vendite mettendo in crisi le imprese che in numero consistente sono state costrette a chiudere.

Come ripetutamente affermato per invertire la tendenza in atto bisogna incalzare su 2 priorità  fondamentali:

• l’incremento dell’occupazione;

• il miglioramento della qualità  della vita.

Senza farsi eccessive illusioni bisogna essere consapevoli del fatto che i Comuni non hanno competenze sostanziali per poter affrontare questi due problemi, per cui bisogna che tutti, in primis il Comune, si facciano carico di un’azione convinta,

determinata e unitaria nei confronti della Regione perche’  ponga in essere tutta l’attenzione e dedichi l’indispensabile impegno e le necessarie energie per arrivare a delle indicazioni e delle proposte capaci di attivare percorsi fattivi, che diano l’avvio al tanto agognato sviluppo equilibrato dei variegati territori abruzzesi e in particolare di quello peligno, evitando gli errori fatti in passato con interventi episodici e settoriali che non hanno prodotto alcun miglioramento (basta ricordare il fallimento degli

investimenti per 50 milioni di euro distribuiti nei primi anni 2000 nel Territorio Peligno con i Patti Territoriali e i PIT).

Per l’incremento dell’occupazione la Regione deve puntare a far superare al sistemaproduttivo abruzzese la situazione di oggettiva difficoltà  in cui si trova. Tale difficoltà    da imputare soprattutto al fatto che esso   composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. 

Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione e pertanto la Regione deve reperire risorse capaci di promuovere il miglioramento della competitività  tenendo conto delle peculiarità  dei diversi territori regionali e in particolare di quello peligno.

Per il miglioramento della qualità  della vita bisogna evitare provvedimenti occasionali legati alla logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili.   necessario quindi adottare una metodologia programmatoria che riesca ad elaborare un progetto di sviluppo armonico facendo si che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto.

Allo stato attuale si ha l’opportunità  da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana e a tale scopo   opportuno istituire le Aree urbane funzionali (FUA) che, meglio di qualsiasi altro strumento, potrebbero avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio abruzzese e in particolare del territorio peligno.

Tra il 2013 e il 2020 l’Abruzzo ha perso 2.701 imprese passando dalle 129.488 del 2013 alle 126.787 del 2020. Nello stesso periodo,in termini percentuali, l’Abruzzo decresce dell’2,09%, valore pari a tre volte la decrescita nazionale che è  stata dello 0,74%.

l’aquila 25.837 25.088 -749 -2,90%

teramo 31.741 30.983 -758 -2,39%

pescara 30.809 31.318 509 1,65%

chieti 41.101 39.398 -1.703 -4,14%

A livello provinciale le variazioni sono state molto diverse tra loro. L’unica a segnare un incremento  Pescara (+509), subisce la flessione piu’  pesante Chieti (‐1.703), registrano decrementi Piu’  lievi L’Aquila (‐749) e Teramo (‐758).

Le variazioni percentuali rispecchiano i valori assoluti. Pescara (+1,65%) registra un incremento, Chieti (‐ 4,14%) annota il decremento piu’ importante pari a 6 volte quello italiano, L’Aquila (‐2,90%) e Teramo (‐2,39%) segnano decrementi piu’  lievi.

Passando poi ai territoriio della provoncia dell’Aquiula notiamo:

alto sangro 1.886 1.943 57 3,02%

territorio peligno 3.889 3.716 -173 -4,45%

marsica 11.698 11.245 -453 -3,87%

aquilano 8.364 8.184 -180 -2,15%

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1 Commento

temp 30 Marzo 2022 - 15:16

Tutti dati e azioni note quanto sistematicamente inevase da decenni dalla nomenklatura tanto di partito che dagli oligarchi degli affari a loro connessi a doppio filo di ferro.
L’importante è portare fieno nella propria stalla e che poi la stessa riduca il totale degli armenti poco importa.
Ognuno si cura il proprio zoo, cosa valida ancor di più nel nostro ambito locale… lo sbagliato e che sti campioni, non sono nemmeno buoni a farlo!!!
Ma la speranza è sempre l’ultima a morire.. morirà prima la gente del Centro Abruzzo!!!

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