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 E  a L’Aquila torna  la tradizionale festa di Sant’Agnese

Scritto da redazione

Per la sua originalità, l’entusiasmo e la partecipazione che riesce  a suscitare la “maldicenza” viene considerata “non come pettegolezzo o insulto” ma come  critica sincera e costruttiva, “dire il male” e mai “dire male” di qualcuno o qualcosa.

L’Aquila,21 gennaio– Dopo le restrizioni degli ultimi anni dovute alla pandemia, che ha costretto a ridurre la partecipazione piena degli aquilani alle varie manifestazioni legate alla festa di Sant’Agnese, tornano le cene ed i conviviali per eleggere all’interno delle varie congreghe e confraternite le numerose cariche previste in onore di Sant’Agnese, protettrice delle malelingue. Si rispetta così la tradizione tutta aquilana, che si perde nella notte dei tempi, della maldicenza Agnesina come critica sincera e costruttiva, “dire il male” e mai “dire male” di qualcuno o qualcosa.

Varie sono le versioni sul culto all’Aquila di Sant’Agnese. Tra queste una delle più accreditate riguarda la leggenda che già nel XII secolo le “malmaritate” e le derelitte della zona venivano ospitate presso il monastero benedettino-celestino di Sant’Agnese. Molte di loro andavano a “servizio” presso le nobili famiglie aquilane e venivano così a conoscenza dei segreti e delle piccolezze dei loro padroni. In occasione della festa di sant’Agnese avevano il permesso di uscire e di riunirsi e, in quella occasione, parlando tra di loro si scambiavano le loro esperienze mettendo alla berlina i nobili, personaggi influenti della città, raccontandosi i segreti ed i fatti poco decorosi che li riguardavano. Per questa ragione le derelitte si affidavano a Sant’Agnese come una sorta di protettrice.

Una festa strana che all’inizio prese le classi sociali più basse ed i diseredati ma successivamente, in particolare dalla fine del Settecento, si diffuse a tutti i livelli, soprattutto fra la borghesia e la nobiltà, attraverso l’istituzione delle confraternite laiche e trasformandosi notevolmente nel corso degli anni. Non più semplice pettegolezzo ma una sana e ironica critica costruttiva, così negli anni si è trasformata quella che inizialmente poteva avere un diverso significato.

Nei primi del Novecento la maldicenza era tornata a comparire sulle pagine dei giornali con articoli dai toni satirici e anticlericali. La tradizione, che fu proibita durante il fascismo, riprese dopo la guerra quando nel 1959 la Confraternita dei “Devoti di Sant’Agnese”, con sede nella Taverna San Biagio continuò, fino al terremoto del 2009, a riunirsi per l’occasione. Negli anni sono diventate sempre più numerose le confraternite di malelingue che ogni anno si riuniscono in grandi conviviali durante le quali vengono distribuite le cariche più caratteristiche.

Nel 2003 c’è stata la rifondazione della festa come trait-d’union della comunità aquilana, per il programma del Torneo Agnesino, incluso nel festival “Pianeta Maldicenza” dedicato al concorso di storie, poesie e stornelli recitati in dialetto aquilano. La gara consiste in una sfida dialettale tra i gruppi, il pubblico sceglie la squadra vincitrice in base alla veridicità ed alla particolarità delle maldicenze.

Siamo ormai alla fase finale di una manifestazione che non si limita alla data del 21 gennaio, giorno di Sant’Agnese ma che comprende vari momenti di divertimento e di aggregazione che scaldano le gelide giornate dell’inverno aquilano. In particolare il concorso di arte critica, vale a dire la rappresentazione dei lavori finalisti a cui segue la premiazione dell’Agnesino all’autore del lavoro più votato dalle giurie e quindi alla consegna del Palio di Sant’Agnese alla Confraternita vincitrice. 

Anche quest’anno sono state numerose le attività legate a “Il Pianeta Maldicenza” come incontri e tavole rotonde come “Dialetto come identità civica”, “La nostra lingua madre ieri ed oggi”, la presentazione del libro “Atlante linguistico ed etnografico informatizzato della conca aquilana”, lo spettacolo “Venéte, venéte! Sembre quissi semo” della Compagnia degli In-Stabili “Esso quissi”; lo spettacolo “Satira e maldicenza” con ‘Nduccio allietato anche dalla presenza del gruppo Alpini M. Jacobucci dell’Aquila, dal Club Le devote di Sant’Agnese e della Congrega amici di Zeppetella di Tornimparte con i loro “Dolci e salati di Sant’Agnese” e dagli studenti dell’Istituto Alberghiero dell’Aquila che ha preparato il dolce “La lingua di Sant’Agnese” con una loro ricetta; lo spettacolo teatrale “Sott’aju lettu non ce ne capono cchiù” – commedia brillante di Rossana Crisi Villani.

 Maria Teresa Liberatore

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3 Commentii

Roberto 22 Gennaio 2023 - 17:03

Che bella iniziativa!! Pur essendo abruzzese non avevo mai avuto modo di conoscere questa tradizione tipicamente aquilana. Complimenti alla ragazza che ha scritto l’articolo in modo chiaro e accattivante.

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