
Sulmona, 1 febbraio- “Lo avevamo chiesto per favorire l’individuazione di un presidio covid presso il carcere di massima sicurezza di Sulmona ma soprattutto per cancellare una pericolosa commistione di circuiti penitenziari totalmente incompatibili tra loro”. E’ con queste battute che il segretario generale territoriale Uil Pa polizia penitenziaria e componente della Cst Adriatica Gran Sasso Mauro Nardella interviene opponendosi al paventato rientro in sede dei detenuti collaboratori di giustizia.
“Vale la pena ricordare – spiega Nardella- che gli stessi agli inizi di Dicembre erano stati trasferiti altrove, in piena emergenza pandemica, onde permettere di circoscrivere il pericoloso focolaio che si era acceso attraverso l’isolamento dei numerosi casi di positività. Solo così si è potuto evitare il possibile quanto assai probabile tracollo delle condizioni sia sanitarie che legati alla sicurezza della struttura penitenziaria ovidiana. Abbiamo più volte auspicato il definitivo allontanamento dei collaboratori dal carcere peligno ed ora che si è materializzato questo aspetto sarebbe una disdetta vederli rientrare. Lo diciamo ora e non ci stancheremo mai di ribadirlo: noi della UIL non crediamo sia utile ripristinare questa promiscuità di regimi penitenziari. Con loro insieme tutto diventa più difficile e alquanto complicato risulta essere affrontare la quotidianità.

Una quindicina di anni fa il reparto collaboratori era addirittura gestito da ben trenta componenti del Gruppo operativo mobile. Il tutto al netto della forza organica del quadro permanente che all’epoca era di gran lunga superiore in numero rispetto a quella attuale. In sostanza in quel periodo l’ordinario servizio era svolto da più di 290 poliziotti assegnate al carcere di Piazzale vittime del dovere ai quali, come dicevo, si aggiungevano le 30 unità del GOM ivi presenti in missione.
A ciò andava associato il fatto che rispetto ai circa 400 detenuti oggi presenti nel penitenziario e tutti rientranti nel c.d. circuito AS( alta sicurezza) all’epoca erano meno di 100 coloro i quali rivestivano questa denominazione che, lo ricordiamo, ricomprendono tutte persone assoggettate al mondo della mafia. I restanti erano detenuti di media sicurezza ed internati.
