
Sulmona, 13 gennaio– ll 13 gennaio 1944 Fox, insieme ad un altro centinaio di persone parte per la traversata. Questo il racconto che egli stesso ne ha fatto nel suo libro di memorie “Spaghetti e filo spinato”:Raggiunto il nostro punto d’incontro, restammo stupefatti per il numero di persone convenute. E molte dovevano ancora arrivare. Non riuscivamo a capacitarci di come potessimo essere tanto numerosi. Quando il gruppo fu completo eravamo in cento, Molti erano stati al campo POW e li conoscevamo. Come iniziammo la nostra lunga marcia, notai che molti di loro indossavano camicie sottili e pantaloni leggeri, con scarpe più adatte ad una passeggiata nel parco in un giorno d’estate; molti altri non erano ovviamente in condizione di sostenere un viaggio da polo artico come questo. Avevamo coperto solo quattro miglia, ma il vero viaggio cominciava adesso: circa 50 miglia “a volo di corvo” come si diceva, di sfibrante, ventoso, montuoso territorio, che doveva essere attraversato in due notti, fermandosi e nascondendosi durante il giorno.La nostra guida si mise in marcia, con ritmo sostenuto, seguito da una fila di uomini, l’uno dietro l’altro, che si andava via via snodando nel buio, e subito scorgemmo giù al centro della valle una macchia scura: era tutto ciò che potevamo ora vedere di Sulmona. […] Il cammino fu difficile e pericoloso; il vento mordeva i nostri deboli muscoli che dolevano, il respiro era faticoso. […] Mentre lottavamo, avanzando nella neve soffice, che ci arrivava al ginocchio, le nostre menti e i nostri corpi si abituarono presto a quella fredda monotonia. Il parlare sottraeva energie e, a causa dello sforzo, da tempo ogni conversazione era cessata; l’unico suono era quello del vento gelido che faceva dolere le orecchie e ghiacciava gli occhi nelle loro cavità. Solo in un momento in cui il vento era cessato , udimmo il nostro respiro e il rumore della neve che scricchiolava. Domenico mostrava di essere un vero cristiano, andando su e giù per la colonna e dando una parola di incoraggiamento e un goccio di cognac qui e là. Salutandoci con un “va bene!” si fermava con noi per un momento, indicandoci Campo di Giove, un villaggio lontano, sotto di noi, verso il quale avevamo dirottato un gruppo di uomini troppo esausti per continuare la marcia. […] All’alba i piedi erano coperti di vesciche e dolevano sia le ossa che i muscoli, come mai prima.
Alle nove in punto di quel mattino, dopo aver camminato pesantemente sedici ore, trovammo rifugio in una foresta di pini, sopra la città di Palena. Qui decidemmo di restare fino al crepuscolo. Nell’ora seguente gli uomini arrivarono in gruppi di uno o due e vederli immersi nella neve era uno spettacolo pietoso. Quando arrivarono gli ultimi, il totale del gruppo fu di una settantina; ne avevamo lasciati una trentina dispersi, sebbene qualcuno si fosse diretto ai villaggi vicini. […] Del gruppo di cento uomini che si erano messi in marcia , alle quattro del pomeriggio del 13 gennaio, arrivarono a Casoli alle 11 del mattino del 15 gennaio, dopo un cammino di 36 ore, 47 uomini e 22 di essi furono ricoverati in ospedale per congelamento o per spossatezza fisica. (29)
Fox ha dedicato il suo libro a Domenico Silvestri, la guida che aveva aiutato lui e i suoi due amici inglesi, nascondendoli a casa e dando loro da mangiare. Infine, accompagnandoli nella traversata fino a Casoli.
Ma altre persone facevano da guida nelle traversate. Tra loro, oltre a Domenico Silvestri, i nomi più ricorrenti sono quelli di Alberto Pietrorazio, soprannominato La Oss, Gino Ranalli, soprannominato Mezzabotte, Amedeo Liberatore, soprannominato Sellaro, Mario Grande, Mario Di Cesare, Rinaldo Giampietro, Ugo De Grandis, Vincenzo Del Signore e altri.
Il compito delle guide era quello di accompagnare i fuggitivi fino alle linee alleate. Ma la traversata era rischiosa non tanto per le intemperie, quanto e soprattutto per la presenza dei tedeschi nel superamento del fronte.
Capitava spesso che la colonna veniva intercettata dai tedeschi e condotta al campo di concentramento di Fonte d’Amore e da lì verso altre carceri italiane o verso i campi di lavoro in Germania.
Nella primavera del ‘44, in una delle varie traversate della Maiella come guida verso le linee alleate, Domenico Silvestri con tutta la colonna dei fuggitivi cadrà nelle mani dei tedeschi.
Mario Setta
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Associazione culturale “il Sentiero della Libertà / Freedom Trail” e Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona, E si divisero il pane che non c’era, Qualevita, Nuova edizione Torre dei Nolfi 2009