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Pd: Bonaccini, no a un partito minoritario

Scritto da redazione

Sulmona, 15 febbraio- Il candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini, in una intervista al “Corriere della Sera” commenta i risultati delle Regionali: “E’ una sconfitta in continuità con quella delle elezioni politiche del 25 settembre scorso, con un Pd ridotto e un campo progressista diviso che regalano un’altra vittoria alla destra, anche quando è in difficoltà. Majorino e D’Amato vanno ringraziati, nelle condizioni date non credo si potesse fare di più”. Il Pd ha perso il suo potere ‘coalizionale’: “La capacità di costruire coalizioni forti e larghe dipende soprattutto dalla forza e dalla capacità espansiva di chi le promuove. Per questo ho parlato di un Pd a vocazione maggioritaria: non basta sommare partiti, serve un progetto alternativo alla destra che abbia Il gruppo dirigente. Praticamente tutto il gruppo dirigente che in questi anni si è alternato tra incarichi di governo e guida del Pd oggi non sostiene me, ed è comprensibile”. “Essere liberi – continua – non può essere una rivendicazione, deve essere un fatto al centro un Pd capace di parlare al Paese. E’ quello che ho sempre fatto dove ho governato e dove ho guidato il Pd nel territorio. Per vincere servono unità e coesione”.

Il Pd è andato meglio che alle elezioni politiche; ma questo “non basta affatto, il mio obiettivo è di portare il Pd ad essere il primo partito alle Europee del 2024. Dirlo oggi può apparire velleitario, ma credo che ce la possiamo fare se abbandoniamo la vocazione “minoritaria” che sento proporre”. Elly Schlein dice che è necessario fare la sinistra: “Io sono un uomo di sinistra, vengo da un piccolo Comune di provincia, sono figlio di un camionista e di un’operaia, entrambi del Pci, e le mie battaglie le ho sempre fatte per far star meglio chi viene dalle classi popolari come me. Quindi lezioni su questo non ne prendo da nessuno. Il problema è un altro: io voglio parlare a tutti gli italiani offrendo una proposta migliore e più credibile di quella della destra. Di una sinistra ideologica e minoritaria, che rassicura i propri ma che è distante dalla vita delle persone, io non so cosa farmene. E soprattutto non sanno cosa farsene le persone che cercano un’alternativa a questa destra”.

Ciò detto, Bonaccini è fiducioso: “Credo che prevarrà il bisogno di un Pd che torni a vincere contro la destra. Perché se è vero che perdere in democrazia è sempre possibile, e che adesso dobbiamo fare un’opposizione seria e rigorosa, l’obiettivo deve però essere quello di vincere. E non credo che la nostra gente senta il bisogno di un partito di protesta: serve un partito che presenti un progetto al Paese credibile e che torni a vincere alle urne”. “Peraltro, – conclude Bonaccini – praticamente tutto il gruppo dirigente che in questi anni si è alternato tra incarichi di governo e guida del Pd oggi non sostiene me, ed è comprensibile. Essere liberi non può essere una rivendicazione, deve essere un fatto”.

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